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La terra dei fuochi,
l’Italia bella e perduta

ROMA Che ci fanno Terra dei fuochi, un giovane bufalo e pulcinella in un film? Sono i protagonisti insieme alla Reggia di Carditello di Bella e perduta di Pietro Marcello, film di pre-apertura del...

ROMA

Che ci fanno Terra dei fuochi, un giovane bufalo e pulcinella in un film? Sono i protagonisti insieme alla Reggia di Carditello di Bella e perduta di Pietro Marcello, film di pre-apertura del Torino Film Festival, e in sala dal 19 novembre distribuito da Istituto Luce Cinecittà in 15 copie. Tutto nasce dalla figura de L’angelo di Carditello, ovvero Tommaso Cestrone, custode volontario del Real sito. Con la sua morte nel 2013, il film in corso d’opera, devia necessariamente sul fantastico, la fiaba. Da qui un racconto onirico da parte di Pietro Marcello (La bocca del lupo) che mette insieme, lo scandalo della «terra dei fuochi», la storia di un giovane bufalo destinato alla morte, e un pulcinella a cui, come figura tramite tra il mondo dei vivi e quella dei morti, viene affidato questo piccolo bufalo, di nome Sarchiapone, per farlo sfuggire dal suo inevitabile destino. La bizzarra coppia della maschera napoletana (di derivazione etrusca) e dell’animale si ritrovano a fare un viaggio verso il Nord. «Due servi, uomo e animale,» così li definisce il regista che li porterà a scoprire un pezzo d’Italia, bella e perduta, e non solo. «Ho imparato a guardare l’Italia contemplando il suo paesaggio dai treni, riscoprendo di volta in volta la sua bellezza e la sua rovina - dice Marcello -. Spesso ho pensato di realizzare un film itinerante che attraversasse la provincia per provare a raccontare l’Italia: bella, sì, ma perduta. Anche Leopardi la descriveva come una donna che piange con la testa tra le mani per il peso della sua storia, per il male atavico di essere troppo bella». E ancora il regista: «Quando mi sono imbattuto nella Reggia di Carditello e nella favola - perchè di favola si tratta - di Tommaso, L’angelo di Carditello, il pastore che con immensi sacrifici ha deciso di dedicare tanti anni della sua vita alla cura di un bene artistico abbandonato, ho visto una potente metafora di ciò che sentivo la necessità di raccontare: Bella e perduta - nato inizialmente come un «viaggio in Italia» - è diventato un altro film, sposando fiaba e documentario, sogno e realtà».

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