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Il nuovo singolo

La sofferenza dei Nuovi Cedrini nel nuovo «San Giuto blues»

I Nuovi Cedrini, Rocco e Leo
I Nuovi Cedrini, Rocco e Leo
Rocco e Leo dei Nuovi Cedrini presentano il San Giuto blues

Chi l'ha detto che il virus allontana? Nel caso dei Nuovi Cedrini ha riavvicinato. Se una reunion della formazione storica non sembra all'orizzonte, la collaborazione tra Fabio Rocco Casarotti e Leonardo Maria Frattini, rispettivamente frontman e bassista del gruppo, si è intensificata proprio poco prima del lockdown con il brano "A un metro da me", seguito nell'estate da un altro singolo "Dai piangiamo tutti insieme" per giungere ora a un'altra autentica chicca: il "San Giuto Blues".

 

Un blues creato con l'aiuto di due maestri veronesi del genere, Lorenz Zadro (chitarrista e  patron di "Blues Made In Italy") e Giorgio Peggiani all'armonica a bocca. Con Davide Mirandola al piano e organo e Federico Grella alla batteria che ha anche registrato il brano nel suo studio di Angiari, il Dirty Sound Studio. Con il risultato che tutti possono ascoltare sulle piattaforme digitali Kaleidofon Records dei Montefiori Cocktail.

 

Rocco, Leo, perché un "San Giuto blues"?

Rocco: «Perché il "sangiuto" (il singhiozzo, ndr) va e viene, è una sofferenza. Viene in momenti particolari, magari perchè ti è andata di traverso la vita, per un amore non corrisposto o per le troppe cazzate che ti tocca ascoltare. E bisogna stare attenti perché è contagioso»

Leo: «Sì, ma a volte passa con un colpo di paura. Nel nostro video, al protagonista passa guardandosi allo specchio, quando prende paura della sua immagine. Insomma, abbiamo tutti un po' paura di noi stessi, no? Ma la paura può avere anche un risvolto sano, a volte ci impedisce di farci male altre ci fa passare il singhiozzo...» 

 

Come è nata quest'ultima canzone? 

Rocco: «Era l'8 settembre ed ero sul Baldo con due baldi amici. Dopo una camminata ero al rifugio Chierego, seduto a tavola con Nicolino e Carmine, e l'ho scritta di getto sulla tovaglietta di carta, non so nemmeno io da dove mi è venuta. Poi lì c'era un ragazzo con la chitarra e gli ho chiesto di darmi due note tranquille per vedere se ne veniva fuori qualcosa. Questo se ne è uscito con due accordi blues, forse perché erano gli unici che conosceva, e io ho iniziato scimmiottando Gaber. Poi ho mandato il video, via Whatsapp, a Leo che ci ha lavorato su e, insieme a Zadro, l'ha fatta diventare un vero blues» 

 

Il virus vi ha ispirato, tutto è cominciato con "Un metro da me"...

Leo: «Sì in effetti è proprio così. Abbiamo fatto una trilogia del lockdown! La nostra collaborazione è ripartita poco prima della chiusura di marzo, siamo riusciti a registrare il video di "Un metro da me" due giorni prima che scattasse il lockdown. Poi ci siamo arrangiati con le dirette e  abbiamo fatto anche la versione spagnola che è venuta benissimo e sta andando molto sulle piattaforme. Quest'estate, prima della nuova chiusura, abbiamo fatto alcune serate e lì è nato "Dai piangiamo tutti insieme". Ora questo blues sul "sangiuto" che è un intercalare che sento usare a Rocco da tutta una vita» 

 

Dal rockironico al blues...

Leo: «Non è una vera svolta, diciamo che il blues ci sta sempre. E poi è la musica della sofferenza e il singhiozzo è una sofferenza universale, tutti lo provano in tutto il mondo» 

Rocco: «Ora ci manca solo il jazz... così magari riusciamo a coinvolgere pure Nelilde (Bandello, storico batterista del gruppo, ndr)» 

 

Dopo tre canzoni ci vuole un album...

Rocco: «Credo che per la fine della pandemia sarà pronto, avremo abbastanza canzoni. Visto che adesso abbiamo proprio poco da fare, non ci resta che lasciarci ispirare... » 

 

E magari anche una reunion?

Rocco: «Mai dire mai, chissà quali altre sorprese ci può regalare questa pandemia...»

Leo: «I rapporti tra noi sono rimasti buoni, ma vedo dura che si possa ricomporre la band originale»  

 

Giorgia Cozzolino

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