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L’antidivo Montgomery e la generazione «ribelle»

Montgomery Clift in «Io confesso» di Alfred Hitchcock
Montgomery Clift in «Io confesso» di Alfred Hitchcock
Montgomery Clift in «Io confesso» di Alfred Hitchcock
Montgomery Clift in «Io confesso» di Alfred Hitchcock

Se Montgomery Clift fosse ancora vivo avrebbe cent’anni, ma anche se fosse sopravvissuto all’infarto che lo uccise il 23 luglio 1966, difficilmente sarebbe arrivato al secolo di vita, dato che persino l’amica Marilyn Monroe (sua partner ne «Gli spostati» di John Huston, 1961) diceva di lui: «È la sola persona che conosco che sta peggio di me». A Clift, l’anti-divo, nato il 17 ottobre 1920 a Omaha, bastarono appena diciassette film per lasciare un segno indelebile, eppure nulla riuscì a salvarlo da quella disperazione nevrotica e autodistruttiva che fece di lui il capostipite della generazione dei «giovani ribelli», poi guidata da Marlon Brando, James Dean e Paul Newman. Fred Zinneman, che lo diresse nei drammi bellici «Odissea tragica» (1948) e «Da qui all’eternità» (1953), sosteneva che sul set l’attore «si muoveva come un gatto spaventato. Una infinita tristezza velava i suoi occhi verdi. Con la sua inquietudine e la sua malinconia, egli era il simbolo di una generazione che usciva dalla guerra per rientrare nella normalità». Clift esordì nel western «Il fiume rosso» di Howard Hawks (1948) e si dimostrò un interprete perfetto per il melodramma ne «L’ereditiera» di William Wyler (1949) e in «Un posto al sole» di George Stevens (1951, sul cui set conobbe la sua migliore amica e confidente Elizabeth Taylor), arrivando a conquistare anche Alfred Hitchcock («Io confesso», 1953) e Vittorio De Sica («Stazione Termini», 1953). Poi, durante le riprese de «L’albero della vita» di Edward Dmytryk (1957), la tragedia: un incidente d’auto gli distrusse i lineamenti e paralizzò metà del viso. Da lì iniziò quello che Robert Lewis, fondatore dell’Actors Studio, definì «il più lungo suicidio della storia del cinema». Cronicamente infelice, soffocato dalla depressione, incapace di fare i conti con la propria omosessualità (nello star system dell’epoca era inconcepibile che un attore lo ammettesse), afflitto da gravi problemi di salute, Clift prese le distanze da Hollywood e si lasciò andare. •

Angela Bosetto

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