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Jodorowsky Al Rivoli «La danza della realtà»

Non sono pochi i lavori che Alejandro Jodorowsky, regista, scrittore e pensatore cileno naturalizzato francese, ha dedicato alla sua vita. Partendo da una visione sempre intrisa di fantasia e psicomagia (concetto di suo conio), Jodorowsky usa un linguaggio irrazionale anche quando si tratta di fatti reali, individuali, vissuti. «Bisogna insegnare alla ragione a parlare il linguaggio dei sogni», dice. Ed è chiaro che il regista di film come “La montagna sacra” e “El topo”, entrambi cult anni ’70 costruiti su scene oniriche, colorate, inaspettate e senza senso, non potrebbe mai girare un’unica e lineare autobiografia. Affastella avvenimenti e aspetti diversi su più lavori. Dunque, oltre al più recente “Poesia senza fine”, Jodorowsky firma nel 2013 “La danza della realtà”, che viene riproposto come evento speciale questa sera e domani alla Multisala Rivoli, alle 20.30. “La danza della realtà”: un titolo esplicativo dell’universo di riferimento. Nel film il piccolo Alejandro, figlio di emigrati ebrei ucraini esiliati in Cile, cresce nella merceria "Ukrania" del padre, ateo e severissimo, mentre la madre rappresenta un porto sicuro per le emozioni e le sue parole escono sotto forma di canto. Così lo Jodorowsky anziano sussurra a quello bambino: «Per te, io non esisto ancora. Per me, tu non esisti più. Alla fine del tempo tu e io saremo stati solo ricordi, mai realtà!». G.G.

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