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La coreografa Tubini e il regista Spiazzi

I veronesi a Kiev per il loro spettacolo: «Ci hanno spiegato cosa fare in caso di attacco aereo»

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Katia Tubini e Matteo Spiazzi in teatro a Kiev
Katia Tubini e Matteo Spiazzi in teatro a Kiev
Da Kiev Tubini e Spiazzi raccontano la situazione

«Siamo qui per dare un segnale agli attori, ma anche a chi qui ci vive. Ci sembrava giusto terminare il lavoro con loro, non abbandonarli». A parlare sono Katia Tubini e Matteo Spiazzi. Sono seduti al teatro Operetta, a Kiev, in un momento di pausa dalle prove. Il loro spettacolo, «The Ball», debutterà proprio in quel teatro il 25 febbraio. Veronesi entrambi, coreografa lei, regista lui, sono tornati a Kiev da qualche giorno per, come dicono nel video, concludere quello che avevano iniziato a gennaio. Con loro c’è anche Cristiano Zanus Fortes, compagno di Tubini, una vita passata a giocare a pallacanestro in serie A e oggi ds alla Cestistica Verona.

Nel video per i lettori de L’Arena Tubini e Spiazzi spiegano la situazione nella capitale ucraina: «C’è tensione, soprattutto dopo le parole di Putin dell’altra sera. L’atmosfera è cambiata, ma abbiamo preso la scelta di tornare in maniera consapevole». I tre erano tornati in Italia una decina di giorni fa dopo che la Farnesina aveva «consigliato» di rientrare. Poi la scelta di prendere di nuovo l’aereo verso Kiev. 

 

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In caso di attacco aereo, o di bombe, il posto più sicuro è la metropolitana. Le stazioni sotterranee di Kiev. Ma anche le stanze al piano terra, lontano dalle finestre. Se si è per strada, invece, bisogna tenersi lontani dagli alberi. Niente mezzi pubblici. Katia Tubini li elenca uno dopo l’altro i consigli che l’altro giorno una ex militare dell’esercito ucraino ha dato a lei, al suo fidanzato Cristiano Zanus Fortes e a Matteo Spiazzi. Spiazzi e Tubini il 13 febbraio scorso avevano parlato a L’Arena raccontando il loro ritorno da Kiev all’Italia dopo che la Farnesina aveva «consigliato» di lasciare il Paese. Sono passati pochi giorni, ma in realtà da quel momento è cambiato molto. Certo, l’Ucraina vive momenti di tensione da diverso tempo ma mai la situazione si era fatto così incandescente.

Tubini, coreografa, e Spiazzi, regista, hanno comunque deciso di ritornare in Ucraina qualche giorno fa. Nonostante tutto. Nonostante i venti di guerra soffino sulla capitale sempre più forti e decisi. «Non abbiamo avuto il coraggio di lasciare la compagnia sola in questo momento. Sappiamo quanto sta succedendo e abbiamo fatto questa scelta consapevolmente», dicono al telefono prima di iniziare una lunga giornata di prove. Al debutto di «The Ball» manca sempre meno. C’è tanto lavoro da fare, dicono. Ma nel mezzo bisogna fare i conti con la realtà. Ed è sempre più difficile. Proprio per questo sono stati istruiti su cosa fare nel caso la situazione dovesse precipitare da un momento all’altro.

Il racconto che fa Tubini è diverso da quello di poco più di una settimana fa. Allora – sembra una vita fa ma non lo è – la preoccupazione c’era, soprattutto dopo quel messaggio dal ministero degli esteri arrivato sul cellulare che diceva di ritornare in Italia. Ma ora, la tensione è salita. E di parecchio. «È chiaro che siamo più preoccupati adesso, la situazione non è più la stessa. Ma non molliamo», dicono coreografa e regista insieme. Poi Spiazzi aggiunge: «Nella compagnia ci sono alcuni studenti universitari che hanno delle parti nell’opera. Quando siamo tornati ci hanno detto che abbiamo fatto un gesto eroico. In realtà vogliamo solo far iniziare lo spettacolo. E non è poco», sorride amaro il regista veronese. Che poi aggiunge: «Siamo qui anche in solidarietà alle maestranze (una quarantina, ndr), per dare un segnale. Noi non molliamo, terminiamo il lavoro che abbiamo iniziato a gennaio».

Per strada, come sottolinea anche l’ex giocatore di serie A di pallacanestro, oggi direttore sportivo della Cestistica Verona, si vive ancora una situazione paradossale: «Arrivano notizie di ogni tipo, ma la gente gira per strada normalmente, anche se meno rispetto a qualche giorno fa. Comunque non si vedono militari». Ieri era un giorno soleggiato a Kiev, eppure l’aria non annunciava la primavera. Tutt’altro. «Ci hanno detto che “The Ball” non può essere spostato», continua Tubini, «e quindi eccoci qua. Siamo sempre in teatro, dalla mattina alla sera a fare le prove». «E’ il terzo spettacolo che faccio qui», spiega invece Spiazzi raccontando quello che sta percependo in città, «e adesso sto sentendo molta indignazione. I discorsi dell’altra sera di Putin non sono stati accolti bene, anzi». Lo spettacolo, per altro, tratta una storia italiana ma che attraversa anche le guerre mondiali: «Ci siamo chiesti se far sentire il rumore delle bombe. Alla fine abbiamo deciso di sì. E’ tutto molto significativo anche del momento che si vive in Ucraina». Non sanno ancora quando torneranno in Italia, di sicuro c’è una data: quella del 25. Tutto il resto, lo si vivrà alla giornata. 

Nicolò Vincenzi

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