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Stasera Divertiamoci a teatro

Gioele Dix al teatro Nuovo con «Vorrei essere figlio di un uomo felice»

Stasera al  Nuovo Gioele Dix inaugura Divertiamoci a Teatro
Stasera al Nuovo Gioele Dix inaugura Divertiamoci a Teatro
Stasera al  Nuovo Gioele Dix inaugura Divertiamoci a Teatro
Stasera al Nuovo Gioele Dix inaugura Divertiamoci a Teatro

Stasera alle 21 riparte al Nuovo la rassegna Divertiamoci a teatro, per la sua ventitreesima edizione. A inaugurare questa prima tranche di quattro spettacoli sarà Gioele Dix con «Vorrei essere figlio di un uomo felice», sottotitolo «L’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano». Lo spettacolo, prodotto da Giovit e scritto e interpretato da Dix, sarà replicato domani e venerdì 29 alle 21 e sabato alle 16 e alle 21.

Domani alle 18 al Nuovo l’attore incontra il pubblico a ingresso libero. Divertente monologo che ruota attorno all’idea della paternità ignorata, perduta, cercata o ritrovata, «Vorrei essere figlio di un uomo felice» è una sorta di viaggio che usa come guida l’Odissea toccando liberamente, lungo il percorso, autori molto amati da Dix e legami con la sua storia famigliare. «All’inizio dell’Odissea – dice Gioele Dix – Ulisse è assente e lontano. A Itaca, nessuno sa se sia ancora vivo e se mai vi farà ritorno. Persino fra le vette dell’Olimpo regna l’incertezza, e gli dei discutono a lungo sulla sua sorte. Omero, come il più navigato degli sceneggiatori, sceglie di ritardare l’entrata in scena del suo primo attore.

E con lui, l’apparizione di personaggi e avvenimenti strabilianti che renderanno indimenticabile il suo viaggio: la maga Circe, il ciclope Polifemo, il canto delle Sirene, la discesa nell’Ade, gli incantesimi della dea Calipso. Tutto accadrà, o meglio, verrà rievocato da Ulisse in una sorta di lungo flashback, dal quinto canto in poi. È forse per questo motivo che i primi quattro canti dell’Odissea sono meno conosciuti e frequentati. Eppure, in essi si racconta di un altro viaggio, meno spettacolare, ma altrettanto determinante: quello del figlio di Ulisse alla ricerca del padre.

Un breve, ma intenso romanzo di formazione in cui il figlio del protagonista prova a uscire dall’ombra e imparare a crescere. Telemaco parte da Itaca sulle tracce dell’illustre e ingombrante genitore che non ha mai conosciuto, in un lungo itinerario per mare e per terra fitto di incontri rivelatori, durante il quale il giovane prenderà consapevolezza di sé e del proprio destino. E quando Ulisse e Telemaco finalmente si incontreranno, l’eroe invecchiato e sfiancato da una guerra inutile abbraccerà commosso il giovane uomo cui cedere il suo scettro. La figura di Telemaco incarna dunque la sorte di tutti i figli costretti a combattere per meritarsi l’eredità dei propri genitori».

Si parte dunque da una storia «grande» e antica, da Ulisse e Telemaco appunto, ma poi lo spettacolo parla anche del protagonista. «Il denominatore comune di tutto è una sola verità: la lotta individuale di ciascuno di noi per meritare l’amore e l’eredità dei padri. In questo c’è la storia e la formazione di tutti noi. La frase del titolo, che spesso desta molta curiosità, in realtà è di Telemaco, che così si rivolge alla dea Atena quando questa si reca a Itaca per incontrarlo. E da lì parte un racconto che arriva diretto fino a noi, passando anche per Kundera e Magrelli».•.

Alessandra Galetto

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