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l'autobiografia della cantante

Gigliola Cinquetti, un mito senza tempo: «Ora ho l’età per raccontare chi sono»

di Alessandra Galetto
Un racconto della sua vita e della sua carriera. Verona e la famiglia al centro di ricordi, mille emozioni e tanti aneddoti
Gigliola Cinquetti, esce l'autobiografia della cantante veronese
Gigliola Cinquetti, esce l'autobiografia della cantante veronese
Gigliola Cinquetti

Una bandiera, un inno per le mamme, le nonne, i papà d’Italia e di mezzo mondo. «Non ho l’età» non fu solo il trionfo di Gigliola Cinquetti a Sanremo nel 1964, non solo l’inizio di una carriera mondiale (il disco ha venduto più di quattro milioni di copie in tutta Europa) ma anche la creazione di un immaginario entrato nella storia, immagine iconica della giovinezza anni Sessanta. E non è dunque forse un caso che Gigliola Cinquetti parta, parlando della sua prima autobiografia appena arrivata in libreria sotto il titolo di «A volte si sogna» (Rizzoli, pp.252, euro 18) dall’affermazione che «Ora ho l’età per raccontare chi sono».

Cantante, attrice, conduttrice

Nata a Cerro Veronese nel 1947, la Cinquetti è sicuramente una delle voci più amate della musica italiana degli ultimi cinquant’anni. Vincitrice per due volte di Sanremo (dopo il 1964 con «Non ho l’età» con cui si aggiudicò anche l’Eurovision Song Contest, nel 1966 con «Dio, come ti amo»), ha raggiunto il successo anche come attrice e conduttrice tv.

Ora ha deciso che è giunto il momento per ripercorrere a modo suo la storia della sua vita e della sua carriera, strettamente intrecciate. Perchè se «Non ho l’età» è l’inizio di un clamoroso successo internazionale, dalla Francia all’Argentina, dalla Spagna al Brasile, Messico, Colombia, dalla Germania al Canada e ancora l’Australia e il Giappone, tourneès trionfali, la vita privata non è - come appare chiaro da queste pagine - mai stata «slegata» da quella pubblica, mai secondaria.

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Quanta Verona in questa biografia romanzata

Siamo infatti solo a pagina 16 della sua autobiografia e già si parla di Bosco Chiesanuova, ed ecco il ricordo della sorella Rosabianca, anche lei artista, pittrice di cui Gigliola scrive che la pittura «era il luogo della sua libertà». E poi il ricordo della madre, la scoperta dolce-amara che Santa Lucia «non esiste»...quanta Verona tra queste righe.

Anche a tavola. Si perchè Gigliola confessa che quello che più ha contato e conta per lei sono «la famiglia, il divertimento, la libertà e la pasta». Sono queste le cose di cui si parla di più in «A volte si sogna», una biografia romanzata in cui però nulla è inventato.

La celebrità, quel «resto» per cui tutti la conosciamo viene solo dopo: un ruolo che tante volte le è anche costato fatica, sacrificio, e che più di una volta le ha anche fatto pensare di scappare.

L’incontro con Tenco

L’autobiografia inizia con l’incontro con Luigi Tenco. «È lei, Gigliola Cinquetti?». «Sì». Ricevette un piccolo sorriso incoraggiante. «Sono Luigi» si presentò, ma lei non lo riconobbe. Notò gli occhi scuri e l’impermeabile bianco. «Io la odio. Lei rappresenta tutto quello che io detesto. È falsa, ipocrita, perbenista. Volevo dirglielo in faccia. Ci tenevo molto. Per me la sincerità è tutto. Arrivederci».

Appena dopo il Festival di Sanremo 1964, l’anticonformista Luigi Tenco si avventa così con veemenza sulla giovanissima vincitrice che ha appena sbaragliato tutti con la sua voce limpida e potente, e con la sua innocente freschezza, ancora in boccio, cantando «Non ho l’età».

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Ma è davvero, quella ragazza di Verona, «falsa, ipocrita, perbenista»? Partendo di qui, per la prima volta, in questo sorprendente romanzo autobiografico, Gigliola Cinquetti svela al pubblico il suo variegato mondo interiore, la personalità appassionata e combattiva, l’attitudine sempre curiosa. È un racconto letterario in cui una ragazzina, camminatrice e lettrice accanita, innamorata dell’Iliade, dopo anni di lezioni pomeridiane di musica si ritrova proiettata nell’Empireo del successo. Come trascinata da un fiume in piena, comincia a girare il globo dalla Francia al Giappone, dalle cascate del Niagara al Cile. Ed è proprio questo peregrinare ad aprirle la mente, a formarle opinioni politiche.

Nel frattempo la vita si prende la sua parte: lei incontra Luciano, prima scandaloso convivente more uxorio, poi marito amatissimo e padre dei suoi figli. C’è chi nasce e c’è chi muore. Ma la malia del suo canto è la costante di tutto, anche quel giorno in tempi recenti, quando in barca fra le isole croate le sue alte frequenze attirarono i delfini.

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