ROMA Non capitava da anni in Italia che un film diventasse un fenomeno sociale: sta succedendo con «Sulla mia pelle» di Alessio Cremonini, che ricostruisce gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi (interpretato da uno straordinario Alessandro Borghi). Il successo di critica e di pubblico alla Mostra del Cinema di Venezia è stato accompagnato dalle polemiche, prima per l’uscita, in contemporanea, su Netflix e in sala, con Lucky Red, e poi per le iniziative spontanee nate in varie città italiane, di proiezioni pubbliche gratuite non autorizzate. Promosse da centri sociali e associazioni, finora ne sono state organizzate circa 25 ed hanno radunato migliaia di persone (i picchi a Milano, Torino e Roma) nonostante condizioni di visione spesso disagevoli. Sono di oggi inoltre due ulteriori notizie: l’entrata del film nella top ten degli incassi, al nono posto, con la seconda media più alta del weekend, e l’iscrizione fra i 21 film candidati a rappresentare l’Italia agli Oscar. Il sostegno a «Sulla mia pelle» è un fiume in piena, e ha trovato sui social network la vetrina ideale, con migliaia di tweet e commenti. Hanno partecipato anche protagonisti dello spettacolo e della società civile, da Jovanotti («Bellissimo film. La vicenda di #stefanocucchi fa ancora male, questo film però fa bene a tutti») a Pietro Grasso, secondo il quale, vedendo Sulla mia pelle «È stato quasi come sentirla addosso l’agonia di quel ragazzo che è morto mentre era in custodia cautelare - ha scritto su facebook -. Molte cose, come tutti, le avevo lette sui giornali; altre me le aveva raccontate tra rabbia e dolore Ilaria, quando ci incontrammo in Senato quattro anni fa». Ilaria Cucchi fin da Venezia ha accompagnato e continua ad accompagnare «Sulla mia pelle» in molte proiezioni nei cinema di tutta Italia, per parlarne con il pubblico: «È un film che mi restituisce, che ci restituisce mio fratello, morto di indifferenza - ha detto qualche giorno fa a Senigallia -. È un film duro, che racconta la nostra verità, ma che deve far riflettere tutti noi sul tipo di mondo in cui viviamo». Con l’associazione che ha fondato, la Stefano Cucchi - Onlus, aveva da subito lanciato l’iniziativa #StefanoCucchiinognicittà per proiezioni autorizzate anche al di fuori del circuito cinema, a partire dal 12 ottobre (un mese dopo l’uscita su Netflix e in sala): le richieste sono già un centinaio. L’associazione ha comunque commentato anche le iniziative spontanee di questi giorni: «Crediamo che siano la prova tangibile che c’è un’esigenza sociale fortissima di affrontare queste tematiche, le piazze piene (così come i cinema strapieni) - si legge su Facebook - ci dicono qualcosa di importante: forse qualcosa sta davvero cambiando!». Non mancano però le critiche a queste proiezioni «clandestine»/pirata (il social di Mark Zuckerberg su richiesta dei produttori e distributori del film ha cancellato tutti gli annunci degli eventi, ma non è servito a fermarle): sia per i danni che porterebbero agli incassi in sala, sia per i modi «avventurosi» di fruizione. «Se la qualità è ridicola, abbiamo perso tutti» ha scritto Borghi su twitter. L’attenzione per Sulla mia pelle in ogni modo continua a crescere. •