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Falcone e Borsellino, il ricordo Setta li racconta 28 anni dopo

I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

ROMA Era il 23 maggio 1992 quando la mano lunga della mafia fece saltare in aria l’auto del giudice Giovanni Falcone, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta. Il 19 luglio toccò al magistrato Paolo Borsellino e agli agenti che lo proteggevano. «C’è sempre bisogno di ricordare. Oggi ancora di più», dice la giornalista Monica Setta, insieme a Tiberio Timperi e sotto la guida di Michele Guardì, ogni weekend volto di «UnoMattina in famiglia» su Rai1. Le celebrazioni di questo 28° anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio assumeranno necessariamente una forma diversa a causa delle restrizioni necessarie per contenere la diffusione del virus Covid-19. E sotto il titolo «Il coraggio di ogni giorno», saranno dedicate in particolare all’impegno di tutti i cittadini che in questi mesi di emergenza del Paese, hanno operato per il bene della collettività. La Rai, da anni «partner» della Fondazione Falcone, dedica all’anniversario un palinsesto denso di approfondimenti, documentari, film, al via oggi e che culminerà proprio sabato 23 maggio con le dirette di «UnoMattina in famiglia» e «Italia sì». «Saremo noi, alle 7.45, a dare il via alla giornata clou del 23 maggio», racconta Setta. «Dedicheremo un ampio spazio all’anniversario, raccontando storie e persone, senza retorica, come è nello stile del programma. Ma la Rai è sempre, tutto l’anno, in prima linea sull’educazione alla legalità, al di là degli anniversari. Un tema oggi ancora più importante e urgente, dopo che con il Covid il Paese rischia l’impoverimento ed è grande il timore che si possa invece rafforzare il potere criminale. Ricordo quelle stragi - prosegue - e ricordo anche quelle del ’93. Pochi mesi prima era iniziata l’inchiesta di Mani Pulite ed era stato il crollo di un sistema. La vera presa di coscienza collettiva di quel che furono le stragi di Falcone e Borsellino, però, venne dopo. C’è voluto tempo perchè si potesse parlare di mafia ed educazione alla legalità. È stato un percorso lungo. E non tutti i ragazzi conoscono cosa è accaduto. Lo vedo con gli studenti che, fino a prima del Covid, avevamo in studio tra il pubblico. Sono molto preparati sulla contemporaneità, meno sul passato anche recente». Come si racconta allora oggi tutto questo? «Serve una circolarità, l’impegno di tutti, un patto fra tutte le centrali educative. E anche una tv che faccia capire che la legalità è il principio fondante di una società, che vuol dire anche benessere economico e uno Stato che funziona». •

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