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Ieri al castello

«Dizionario Balasso» per 500 confusi e felici al Villafranca Festival

I comico riempie a metà il castello con il suo nuovo spettacolo
Natalino Balasso al Castello di Villafranca in «Dizionario Balasso» (Brenzoni)
Natalino Balasso al Castello di Villafranca in «Dizionario Balasso» (Brenzoni)
BALASSO AL CASTELLO DI VILLAFRANCA (BRENZONI)

È un Balasso poco potente quello che sale su palco del Villafranca Festival davanti a 500 persone. Ironizza sulla lunghezza delle sue stesse premesse («I miei spettacoli sono 45 minuti di premesse e 15 di spettacolo» ), ma a differenza del VelodiMaya e di altri suoi precedenti spettacoli, «Dizionario Balasso» non sembra decollare, se non sul finale con un recitato da pelle d’oca, spietato e crudo, che mette in sospeso le risate di poco prima.

 

Dopo una premessa che mescola registri diversi - dal cinematografico al religioso - con citazioni che vanno dal regista David Lynch alle storielle del cantautore argentino Facundo Cabral, senza farsi mancare sfottò sui libri di Giorgia Meloni e di Fabio Volo, Balasso apre il suo dizionario personale. «L’ho scritto io a mano eh, con il pennarello. Per quello sono solo 250 parole».

 

Strappa qualche risata con il monologo sulla parola Filosofia che trasforma in una metafora sul razzismo. Come ci arriva? «La filosofia è la capacità di meravigliarsi del mondo. L’amore per la sapienza, ma chi è il sapiente? Noi ci meravigliamo delle cose insolite, ma se ci facciamo l’abitudine non ci meravigliamo più. Per il saggio le cose sono tutte mirabilia. Mira mira l’Olandesina. Ve la ricordate quella pubblicità?». Balasso allora si concentra sul povero Calimero, il pulcino nero di quella réclame e lo eleva a simbolo del razzismo: «Tu cresci con Calimero e cresci con l’idea che i neri vanno lavati nelle tinozze ed è così, almeno qui per i leghisti».

 

Il Dizionario Balasso contiene poi lemmi come l’Intelligenza. «L’intelligenza non serve, basta essere politici. L’intelligenza non può niente contro l’arroganza». E l’intelligente? «È uno stupido che ha mantenuto il segreto. Se stai zitto tutti ti credono intelligente». Oppure ancora la Libertà «che finisce dove finiscono i tuoi soldi».

 

Non vuole parlare del virus, Balasso, ma ci arriva senza prenderlo dal suo Dizionario: «Una cosa è certa, il virus ci ha portato una serietà nelle cose, le posizioni sono polarizzate. Eravamo più spensierati. Tutta colpa dei giornali: dovrebbero bruciarsi da soli per i danni fatti in quest’anno e mezzo».

 

Non sarà un Balasso al massimo delle sue forze, ma ci ricorda ancora come riuscire a ridere di tutte le debolezze umane. E in fondo, per la durata dello show, siamo un po’ felici. E la felicità cos’è nel Dizionario Balasso? «È quel temporaneo stato confusionale causato dal fatto che non capisci quello che sta succedendo». Non abbiamo capito tutto, ma siamo stati confusi. Grazie Balasso!.

 

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Giorgia Cozzolino

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