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«Battesimo»

Debutto all'Opéra de Paris per il direttore d'orchestra veronese Giancarlo Rizzi: «Esperienza emozionante»

Giancarlo Rizzi, giovane direttore d'orchestra veronese
Giancarlo Rizzi, giovane direttore d'orchestra veronese
Giancarlo Rizzi, giovane direttore d'orchestra veronese
Giancarlo Rizzi, giovane direttore d'orchestra veronese

 Il giovane direttore d'orchestra scaligero Giancarlo Rizzi debutta all'Opéra National de Paris.  Lo speciale "battesimo" sulle rive della Senna è avvenuto lo scorso 16 settembre, in occasione dell'avvio della stagione lirica 2023-2024, inaugurata con il Don Giovanni di Mozart nella versione di Claus Guth.

E ora, la bacchetta del talentuoso quarantaduenne risalirà sul prestigioso podio per altre quattro delle tredici rappresentazioni mozartiane in programma, dando così il cambio niente meno che al grande direttore d'orchestra italiano e violinista Antonello Manacorda. Per la carriera di Rizzi si tratta un traguardo importantissimo, a sua volta esito di tutti i debutti di successo fin qui collezionati tra Italia ed estero, dal Rossini Opera Festival al Theater an der Wien di Vienna.

«Salire sul podio dell'Opéra de Paris è stata un'esperienza emozionante» racconta il maestro, pianista e compositore formatosi al Conservatorio Dall'Abaco di Verona. «Il silenzio incredibile della sala prima del primo accordo è stato un momento da me percepito come eterno. Difficile da dimenticare», aggiunge Rizzi, accolto nella capitale francese da consenti di pubblico e di critica.

E sul "Don Giovanni" che lo sta vedendo dirigere nella sala Opéra Bastille del grande teatro, spiega: «creata originariamente nel 2008 per il Festival di Salisburgo, la produzione di Guth ha conosciuto un grande successo sia di pubblico sia di critica in tutta Europa, al punto da diventare quasi cult. Il regista tedesco stravolge il libretto originale di Lorenzo Da Ponte. Come una belva ferita, Don Giovanni soddisfa i suoi istinti predatori in una foresta di pini, notturna e sensuale, terreno di caccia o Eden decaduto dei suoi peccati». 

Francesca Saglimbeni

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