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D’Elia, viaggio all’Inferno insieme a Dante

Corrado D’Elia in «Dante, Inferno»
Corrado D’Elia in «Dante, Inferno»
Corrado D’Elia in «Dante, Inferno»
Corrado D’Elia in «Dante, Inferno»

Elisabetta Papa «Immaginiamo di non averla mai letta, di non averla mai ascoltata. A Dante basta un verso, un gesto, un tratto, una parola: nulla di più». Così Corrado D’Elia, applaudito interprete al teatro di Asparetto, ha voluto introdurre “Dante, Inferno”: una sua personale rilettura del capolavoro dantesco, ma soprattutto un viaggio nel “cammin di nostra vita”, quello di Dante come quello di tutti noi. Un viaggio nelle viscere più profonde della terra, tra i dannati e il loro perpetuo straziante dolore, per toccare con mano l’universo dantesco, attraverso il ritmo delle sue terzine, la simbologia, la numerologia. Se a Dante basta una parola, a D’Elia sono sufficienti un leggio, uno sfondo scuro, un faro rosso come le fiamme infernali e la sua straordinaria capacità interpretativa per spalancare al pubblico le porte dei gironi danteschi. In pochi attimi, si scende all’Inferno, in quel “non essere”, in quel “luogo dove non c’è perdono, non c’è desiderio, non c’è futuro, ma solo un costante, reiterato presente. Un tempo che si ferma, una sorta di buco nero dentro tutti noi”. Le terzine di Dante sono intervallate da brevi spiegazioni – mai però eccessivamente didascaliche - e da riflessioni volute dall’attore come fossero delle “ballate” dedicate ad alcuni dei personaggi più famosi che il Poeta incontra all’Inferno. Prendono forma nel quinto canto Paolo e Francesca, Ulisse, che nel ventiseiesimo porta con sé il peso della sua esasperata sete di conoscenza, o il dramma del conte Ugolino, testimone impotente della morte dei figli, dal quale l’attore spazza via il sospetto di cannibalismo. D’Elia scava nella loro sofferenza, restituendoci un’umanità dolente, enfatizzata dalla voce, ma anche dalla musica e dalla giusta alternanza delle luci fino al celebre “e quindi uscimmo a riveder le stelle” che permette a Dante, e a tutti noi, di uscire dall’Inferno e tornare a sperare. • E.P.

Elisabetta Papa

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