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72° FESTIVAL DI SANREMO

Cremonini infiamma l’Ariston, Drusilla Foer protagonista. E Saviano incassa una standing ovation per Falcone e Borsellino

Amadeus ringrazia Mattarella con «Grande grande grande»
L’orazione civile   Amadeus e Roberto Saviano che ha ricordato le stragi dei giudici Falcone e BorsellinoUn grande successo per Amadeus
L’orazione civile Amadeus e Roberto Saviano che ha ricordato le stragi dei giudici Falcone e BorsellinoUn grande successo per Amadeus
SANREMO 2022 - TERZA SERATA

«Vorrei augurarle buon lavoro ed esprimere l’affetto e la gratitudine che proviamo nei suoi confronti». Così Amadeus apre la terza serata del festival, rivolgendosi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del suo insediamento al Quirinale. Sanremo rende omaggio dunque a Mattarella che ieri ha giurato per il mandato bis. «Buon lavoro, presidente», ha aggiunto Amadeus. «Lei è stato un punto di riferimento e lo è stato anche oggi quando ha ricordato l’importanza della cultura, delle arti, del teatro, cinema e musica».

Poi il conduttore ha voluto offrire a Mattarella un ricordo musicale: «Lei nel 1978 alla Bussola di Viareggio con sua moglie e suo fratello Piersanti era tra i fortunati dell’ultimo leggendario concerto di Mina. E allora ecco “Grande grande grande“ che è quello che pensiamo di lei». A Sanremo è arrivato anche l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes. «Grazie di essere con noi questa sera», lo saluta dal palco Amadeus.

Ecco uscire quindi la con coconduttrice della terza serata, Drusilla Foer, ironica nobildonna star del web e della tv, alter ego di Gianluca Gori. «Non sono in gara?», si meraviglia, «Sono una grande interprete e voglio cantare, dovrei copresentare con lei? È un inferno, lei è pazzo, mi fa fare la valletta, se lo sapevo mi mettevo qualcosa di scosciato». Superata brillantemente la prova della scala, Drusilla gioca con Amadeus. Prende il microfono e prova a cantare: «Senta coso, senta Amedeo, sono una grande interprete, voglio cantare, se ne vada». Poi si rivolge al direttore di Rai1 seduto in platea: «Coletta, lei non può fare nulla, nemmeno se le do dei bacini?».

 

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La prima standing ovation del pubblico dell’Ariston in questa maratona che vede i 25 cantanti in gara sul palco arriva per Cesare Cremonini, superospite e per la prima volta al Festival di Sanremo al quale non ha mai partecipato neanche in gara in oltre 20 anni di carriera, partita come frontman dei Lunapop. Cremonini ha portato un medley con «Nessuno vuole essere Robin», «Marmellata 25», «Logico», «La nuova stella di Broadway» e «Poetica».

«Sto vivendo un momento in cui sento che non conta più solo la canzone che sto promuovendo, ma è la storia che racconto che guida le mie scelte». Ed è proprio la sua storia, che parte e torna alla semplicità passando per «un tragitto di scoperta ed esplorazione», quella che porta al festival «che va raccontata tutta insieme. Con uno sguardo rivolto al passato ma anche al futuro. È come se avessi piantato una bandierina sulla montagna, ma ora sono pronto ad andare avanti. Il primo Sanremo, come il primo San Siro, è un momento clou, un momento cardine della mia carriera, non è solo una vetrina».

In realtà le strade di Cremonini e di Sanremo si sono incrociate senza fortuna ai tempi dei primi successi dei Lunapop, nel 2000. «Non ci presero, e oggi dico che è meglio così. Non ero pronto, ero immaturo per affrontare questo palco. Fu giusto escluderci. Poi uscì "Un giorno migliore" ed esplosero i Lunapop». Ma si riconosce ancora in quel ragazzo che cantava 50 Special e andava «in giro per i colli bolognesi. Non c’è pericolo che non mi riconosca ancora in quel ragazzo e in quella canzone, che non è giovanilista, ma è realmente giovane, e per questo piace ancora. Possiede un lato di spensieratezza e libertà». Standing ovation anche per Gianni Morandi.

Quando termina la sua esibizione con «Apri tutte le porte», gli spettatori in platea e in galleria si alzano in piedi ad applaudire. E poi, sono circa le 23.30, arriva ancora un’altra standing ovation al teatro Ariston. Questa volta il pubblico si alza in piedi ad applaudire per ricordare i giudici Falcone e Borsellino e le loro scorte, vittime delle stragi di Capaci e Via d’Amelio. Mentre Amadeus elenca i loro nomi, scende la scala dell’Ariston Roberto Saviano. Una sorta di orazione civile sul dovere della memoria, e sulla necessità di scegliere perchè scegliere significa prendere parte a quella necessaria battaglia civile che toglie dalla solitudine e dal silenzio gli innocenti, vittime delle mafie. Parole senza retorica che vanno al cuore. •.

Alessandra Galetto

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