Medusa Deluxe
Thomas Hardiman (2022)
L’idea di un unico piano sequenza della durata di un film non è certo nuova. Basti ricordare il fenomenale «Arca russa» di Aleksandr Sokurov, lo trovate in streaming su Amazon Prime, ma anche «Zombie contro zombie» («One Cut of the Dead») di Shin’ichiro Ueda, che invece è riapprodato da qualche settimana su Mubi. E sempre Mubi si è presa la briga di portare in Italia «Medusa Deluxe» dell’inglese Thomas Hardiman, che per l’occasione ha potuto contare sul fondamentale contributo del direttore della fotografia Robbie Ryan (Ken Loach, Noah Baumbach, «La favorita» di Lanthimos: il curriculum è davvero impressionante). Risultato: una caccia all’assassino coinvolgente e colorata che si svolge durante una stramba competizione per parrucchieri. Tra modelle sinuose, colpi di scena e capigliature strabilianti, un crime stilosissimo. Voto: 7.

The Bear 2
Christopher Storer (2023)
Doveroso promemoria. Il terzo, se non sbaglio. Ma la serie dell’anno (fin qui a pari merito con «Makanai» di Hirokazu Kore’eda, che trovate ancora su Netflix) merita tutta l’attenzione possibile. Chi era reduce dalla prima stagione probabilmente ha già dato alla grande, consumando in una notte o al massimo due i dieci episodi della seconda. Per tutti gli altri il consiglio è di precipitarsi su Disney+ e di fare subito amicizia con Carmy e la sua brigata (Richie, Sydney, Marcus, Tina, Natalie, Claire). Siamo sempre a Chicago, nella cucina del ristorante della famiglia Berzatto, finito sotto i ferri dopo la decisione di cambiare target. Il mix di cuore, umanità e canzoni che bucano lo schermo è perfetto, con la vetta assoluta dell’episodio natalizio. Ci sono anche Jamie Lee Curtis e Bob Odenkirk alias Saul Goodman. Serve altro?

Mask Girl
Kim Young-hoon (2023)
Chi frequenta la Top 10 di Netflix l’avrà notata: «Mask Girl» è l’ultima serie coreana che ha fatto breccia anche dalle nostre parti, a conferma di come la fabbrica dei sogni di Seoul pensi sempre più globalmente. «Mask Girl», dicevamo, racconto al femminile che parla di violenza, colpa e vendetta. Non fatevi ingannare dal primo episodio, che sembra spingere lo spettatore nella direzione di un classico drama da ufficio; dal secondo in poi, con i primi fiotti di sangue, il tono della narrazione cambia radicalmente. Un po’ di Hitchcock via Park Chan-wook, una spruzzata di Fincher, una fogliolina di Dexter, un pizzico di Delmer Daves, due etti e mezzo di J-horror e persino un gustoso omaggio a Meiko Kaji e alla serie «Female Prisoner #701», classico del genere «pinky violence». Imperdibile. Voto: 8.