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LA RECENSIONE

«Un beau matin», Rohmer e il fascino della gentilezza

Al Nuovo Eden l'ultima fatica di Mia Hansen-Løve
La protagonista Léa Seydoux
La protagonista Léa Seydoux
La protagonista Léa Seydoux
La protagonista Léa Seydoux

«C’est la vie!» è il commento più sintetico, senza essere consolatorio né riduttivo, che si potrebbe fare dopo aver visto il luminosissimo, inquietante e vitale «Un beau matin» di Mia Hansen-Løve. Poi si ha come l’impressione, prendendo in prestito il cerchio simbolo del Tai-Chi, che in questo film decisamente autobiografico della regista francese, figlia di due danesi, interprete lui e professoressa di filosofia lei, ci sia un passaggio incessante tra lo yin e lo yan, di grande eleganza e fluidità; un passaggio tra il chiaro e lo scuro, tra la giovinezza e la vecchiaia nei suoi aspetti più devastanti, tra l’amore e la pura e semplice tenerezza senile. La fluidità del linguaggio è tale da ammorbidire persino gli stacchi di montaggio: dal dolore di vivere la vecchiaia a quella di due corpi uniti nella passione, nella scia limpida di una fotografia solare e tenue, classica, alla Rohmer, si potrebbe dire. Del resto il cinema del grande maestro francese rivive anche nella presenza di un attore rohmeriano come Melvil Poupaud, così come in quelle dolci, lunghe camminate della protagonista, sola o in compagnia del suo amante, lungo le vie e i parchi della Ville Lumière.

Hansen-Løve è una dotata alunna della forza sorgiva del cinema; e si sa, quando alla forza si uniscono la misura e la gentilezza del tocco, il fascino diventa irresistibile. Protagonista del film è Sandra (Léa Seydoux, autrice di un’interpretazione straordinaria e filmata in modo tale da offrirle nuova verità e bellezza), una giovane donna che vive sola con la sua bimba dopo la morte del marito e che fa la traduttrice a Parigi. Oltre al lutto, sulla sua vita pesa la dolorosissima necessità di occuparsi del padre, un brillante e amatissimo professore di filosofia, sul punto di perdere il senno e l’autonomia. Per fortuna ad aiutare Sandra ci sono la madre ed ex moglie del padre (stupenda Nicole Garcia), la sorella e la compagna attuale del genitore. Per fortuna sua e nostra Sandra incontra casualmente un amico del defunto marito, regolarmente sposato e con figli (il già citato Melvil Poupaud). Tra i due nasce l’amore e l’amore, si sa, vince ogni cosa: il lutto, la vecchiaia, la morte, il dolore. «C’est la vie!».  •. F.Bon. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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