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SCHERMI & VISIONI

La via italiana al «drama»: tutti pazzi per Lidia Poët

La serie del momento è già entrata nella Top 10 di Netflix ma da salvare c'è davvero poco
Matilda De Angelis, protagonista della serie «La legge di Lidia Poët»
Matilda De Angelis, protagonista della serie «La legge di Lidia Poët»
Matilda De Angelis, protagonista della serie «La legge di Lidia Poët»
Matilda De Angelis, protagonista della serie «La legge di Lidia Poët»

Se ne fa un gran chiacchierare in questi giorni e il terzo posto raggiunto in un amen nella Top 10 di Netflix sta lì a testimoniare che i riscontri sono più che buoni. «La legge di Lidia Poët» è la serie del momento, spinta in alto anche dalle polemiche nate attorno alla presunta scarsa aderenza del personaggio - interpretato da Matilda De Angelis - alla Lidia Poët originale, la prima donna ammessa all’esercizio dell’avvocatura (correva l’anno 1883). C’è chi parla di scarso rispetto, chi di eccessiva volgarizzazione, ma come al solito delle questioni filologiche (con tanto di levata di scudi degli eredi) in questa sede ce ne importa poco.

Interessa invece sollevare qualche perplessità sulla sbandierata qualità della proposta: difficile infatti non chiedersi come si possa prendere così sul serio una robetta tanto gracile. Che a livello di recitazione sembra una soap opera primi anni Duemila («Cento vetrine» o giù di lì), mentre per quel che riguarda le trame dei singoli episodi siamo appena sopra «Don Tonino». Da salvare lo sforzo produttivo e l’ambientazione sabauda, ma se questa è la new wave italiana, ridateci «Classe di ferro». Lu.Ca.

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