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La «Mercoledì» di Tim Burton e i nuovi Addams in salsa teen

Un pauroso mistero, un'indagine paranormale e un'accademia che fa tanto Hogwarts: dialoghi frizzanti e personaggi che funzionano per una prima stagione tutta da gustare. Su Netflix gli otto episodi della serie «Wednesday», prodotta e diretta da un maestro dell'immaginario dark
Tutti pazzi per "Mercoledì", il nuovo must del catalogo Netflix
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Gli americani, che sono molto più spicci di noialtri europei, su Wikipedia l’hanno già incasellata al millimetro: coming-of-age supernatural comedy horror. «Wednesday», il nuovo spin-off della Famiglia Addams prodotto e diretto da sua stravaganza Tim Burton, il mastro di chiavi dell’immaginario dark contemporaneo, è il titolo del momento in casa Netflix

È bastata meno di una settimana a Mercoledì e agli altri studenti della Nevermore, a mostri e mostriciattoli, a lupi mannari, vampiri, serre di piante carnivore e cimiteri abbandonati, per diventare il nuovo trastullo di milioni di nottambuli e per conquistare la vetta della Top 10 in 88 Paesi diversi (compresa l’Italia).

La massiccia promozione e l'appeal senza tempo della Famiglia Addams

Poco da stupirsi e da trasecolare: non solo per la massiccia campagna di promozione che ha innescato l’inevitabile effetto-hype e la conseguente spirale di morbosità social (tra meme, video e chi più ne ha più ne condivida); non solo per la caratura dei nomi coinvolti nel progetto (esiste ancora, a quanto pare, un pubblico di devoti che si fida della benedizione di Tim Burton...); non solo per l’appeal senza tempo del marchio Addams; «Wednesday» cattura e funziona alla grande perché gli otto capitoli da un’ora della mini-serie scritta da due vecchie volpi come Alfred Gough e Miles Millar (passati dalle parti del quarto «Arma letale», creatori di «Smalville» e autori sia della scuderia Marvel che di quella DC Comics) hanno molti più meriti che colpe.

Intendiamoci: per capolavori citofonare altrove; niente di epocale e di clamoroso. Tutto già visto, più o meno; tutto abbondantemente masticato, rimasticato e digerito dai tempi dei primi Gomez, Morticia e Lurch in formato piccolo schermo (quelli là di metà anni Sessanta). Ma certe cose bisogna saperle fare, l’intrattenimento è una cosa maledettamente seria, e dal punto di vista della confezione e della presa rapida, c’è poco da fare i difficili o gli orfani di Anjelica Huston e della rediviva Christina Ricci.

Al centro del plot un mistero da risolvere

Dicevamo di Nevermore e di Mercoledì, spedita in collegio dai genitori dopo aver scatenato un banco di piranha contro una banda di bulli, colpevoli di aver tormentato per l’ennesima volta il fratellino Pugsley. Ad attenderla una sorta di Hogwarts a misura di strambo, popolata di adolescenti poco normali e dalla consueta batteria di professori sopra le righe. Siamo in zona Harry Potter, insomma, con un’abbondante e saporita dose di rimandi ai teen movie del decennio Ottanta (filtrati dalla lezione di «Stranger Things») e con uno sviluppo narrativo tipicamente alla Scooby-Doo.

Al centro del plot non a caso un mistero da risolvere: una creatura spaventosa si aggira tra corridoi e boschi, piantando gli artigli nel petto di vittime inermi, studenti e passanti. Toccherà ovviamente alla sagace Mercoledì guidare le indagini paranormali, ripercorrendo a ritroso la linea di sangue che conduce a un’ombra acquattata in una bara.

I plus: i dialoghi e il lavoro di cesello sui personaggi

Niente di inedito sotto la luna piena di casa Addams, lo ribadiamo, eppure la visione fila via che è un piacere. Merito in primis del lavoro di cesello sui personaggi: Mercoledì (una fantastica Jenna Ortega), Enid, la compagna di stanza licantropa (adorabile Emma Myers), la preside Weems (Gwendoline Christie, la Brienne di «Games of Thrones»), la nuova Morticia e il nuovo Gomez (Catherine Zeta-Jones e Luis Guzmán), la professoressa Marilyn Thornhill (alias la già citata Christina Ricci, che fu Mercoledì nel film del 1991) e tutta una folla di spalle a incastro perfetto.

L’altro valore aggiunto sono i dialoghi, intessuti di humor nero e di battute scoppiettanti (il consiglio come sempre è di affidarsi alla lingua originale). Insomma, buona la prima e avanti con la seconda stagione, annunciata in un finale aperto che lascia la porta più che socchiusa a futuri, paurosi sviluppi.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Canini

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