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SCHERMI E VISIONI

La Celestina di Pietrangeli: una prima indimenticabile

«Il sole negli occhi», folgorante esordio del 1953 nato da una costola di un progetto mai andato in porto di Luchino Visconti e sceneggiato con l’aiuto di Ugo Pirro e Suso Cecchi D’Amico
Il sole negli occhi
Antonio Pietrangeli, 1953
Il sole negli occhi Antonio Pietrangeli, 1953
Il sole negli occhi
Antonio Pietrangeli, 1953
Il sole negli occhi Antonio Pietrangeli, 1953

Raccontavamo la settima scorsa, rispolverando «La Viaccia» di Mauro Bolognini, di come lo sterminato catalogo di Amazon Prime si stia sempre più arricchendo di film italiani d’annata. Merito della bulimia compulsiva della quale soffrono i giganti dello streaming, che hanno la necessità costante di inflazionare l’offerta per tenere occupati gli utenti. Certo, c’è da scavare con pazienza tra quintalate di patacche e di bigiotteria, ma qualcosa di prezioso alla fine lo si trova sempre.

Un altro esempio? «Il sole negli occhi» di Antonio Pietrangeli, folgorante esordio del 1953 nato da una costola di un progetto mai andato in porto di Luchino Visconti e sceneggiato con l’aiuto di Ugo Pirro e Suso Cecchi D’Amico. Un saggio di tardo neorealismo che già profuma di boom e di commedia all’italiana, costruito attorno alle disavventure della virtù di una ragazza a servizio, Celestina, arrivata nella Capitale da Castelluccio di Norcia; una sorta di cugina di campagna dell’Adriana di «Io la conoscevo bene» o di Adua e delle sue compagne, primo di una lunga serie di meravigliosi ritratti al femminile firmati Pietrangeli. LU.CA.

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