Segreti e bugie
Mike Leigh (1996)
C'è sempre qualcosa di buono da pescare nel mare magnum di Amazon Prime. «Segreti e bugie» di Mike Leigh, meritatissima Palma d'Oro a Cannes nel 1996 e cinque nomination agli Oscar dell'anno dopo, è uno di quei film che è bene tenere a portata di clic. Un melodramma potente e impeccabile, girato con mano ispirata dal regista di «Naked» e reso sublime dalla performance collettiva di un cast sensazionale: Brenda Blethyn (strepitosa), Timothy Spall, Phyllis Logan, Claire Rushbrook, Marianne Jean-Baptiste. Si ride e si piange, ci si commuove, ci si intenerisce. La vita che si fa cinema, il cinema che si fa vita. Una sublime lezione di sensibilità.

Ore d'estate
Olivier Assayas (2008)
Altro giro, altro mélo. La firma è quella di Olivier Assayas, che in «Ore d'estate», disponibile in streaming sulla sempre sia lodata Mubi, mette a referto un ritratto a tinte pastello di una famiglia allo sbando emotivo. È la scomparsa della madre, una colta collezionista di opere d'arte, custode severa e devota di una sorta di casa museo (oltre che di una serie di segreti mai apertamente rivelati), a innescare una reazione a catena affettiva che porta alla resa dei conti tra tre fratelli: il diligente e razionale Frédéric, il giramondo Jérémie e l'impulsiva Adrienne (una fantastica Juliette Binoche in versione bionda). Punti a favore: la messa in scena elegante, le sfumature dei personaggi, il crescendo drammatico; fastidioso invece l'allure borghese e il taglio decisamente autocompiaciuto. Il film comunque tiene alla grande, riscattando i propri limiti di visione anche grazie a una chiusura finalmente autentica, a un'ultima parte in cui la verità del reale soffoca le pose e i capricci autoriali.

Il bandito
Alberto Lattuada (1946)
Benedetta RaiPlay, che con dedizione e costanza sta poco a poco mettendo al sicuro gli anni d'oro del cinema italiano. Con «Il bandito» di Alberto Lattuada si torna al 1946, nel pieno della nouvelle vague neorealista. E in effetti l'impostazione è quella, soprattutto nella prima parte. Con l'eroe Amedeo Nazzari che, di ritorno dalla prigionia in Germania, scopre che la sorella per campare è stata costretta a prostituirsi. Dramma e tragedia, con il povero Ernesto risucchiato in un vortice di crimine, depravazione e vizio (la femme fatale è una magnetica Anna Magnani). Un film crudo, violento, memore della lezione dei noir americani (che tanta influenza ebbero sulla generazione degli Antonioni e dei De Santis), anche se il finale svolta verso il melodramma alla Matarazzo. Bellissimo.