Maurizio Maggiani, nel suo capolavoro «L’eterna gioventù», scrive a un certo punto: «Bisogna pure che il corpo esulti». E Caroline Vignal, nella sua scatenata commedia «Tutti a parte mio marito» (titolo originale francese, «Iris et les hommes»), preferisce, da donna e da cineasta brillante, concentrarsi sull’esultanza al femminile. Sfruttando un’interprete eccezionale come la sua attrice-feticcio Laure Calamy, la quale, in stato di grazia, porta sullo schermo tutta l’esultanza dello spirito e della carne, come a dire che i due elementi sono ugualmente forti e utili a rompere il cerchio delle inibizioni. Se una volta una donna avesse confessato a un’amica di essere in fase di stanca con l’uomo della sua vita, si sarebbe probabilmente sentita dire: «Prenditi un amante». Adesso invece il mantra, l’ossessione è un’altra: «Scaricati un’app». Un’app di dating, ovviamente. Iris è una donna piacente di mezza età, ha uno studio dentistico, vive in una bella casa parigina, ha un marito fascinoso, un affermato architetto, e una figlia al liceo con voti bellissimi. È appunto nel corridoio della scuola che la mamma di una compagna di sua figlia le dice di scaricare la famigerata app. E lei la scarica: l’app funziona a meraviglia e Iris, rinviando qualche appuntamento pomeridiano, inizia il suo disinibito e allegro e vario carosello di uomini. Viene il sospetto che «Tutti a parte mio marito», se avesse prediletto toni leggermente più gravi e intriganti, avrebbe potuto essere «La donna che amava gli uomini», giocosa variazione al femminile su Truffaut. Ma provate anche a immaginare cosa avrebbe potuto combinare Madame Bovary se avesse scaricato la giusta app... F.Bon.