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La recensione

«Il mistero del profumo verde», Pariser e l’arte del pastiche

Vincent Lacoste e Sandrine Kiberlain
Vincent Lacoste e Sandrine Kiberlain
Vincent Lacoste e Sandrine Kiberlain
Vincent Lacoste e Sandrine Kiberlain

Il cinema di Nicolas Pariser non delude mai: è un cinema di raffinatissima e acuta intelligenza, sempre in grado di suggerire profondità inedite e intriganti vie di fuga sotto le apparenze. Come nell’inarrivabile «Alice e il sindaco», che metteva in scena un argomento dall’appeal, almeno sulla carta, tutt’altro che prorompente, come l’amministrazione di una grande città; o come nel recente «Il mistero del profumo verde», dove la materia è estremamente composita e multiforme, una sorta di «Intrigo internazionale» che inizia a Parigi sul palcoscenico della «Comédie française» e prosegue tra Bruxelles e Budapest. I riferimenti a Hitchcock sono più che evidenti, un Hitchcock mediato dal Polanski di «Frantic», in un pastiche di gran classe che guarda al teatro classico francese e al mondo dei fumetti, al popolarissimo Tintin. La cui essenza s’incarna in un giovane attore di teatro, Martin (favoloso Vincent Lacoste), la cui compagna di avventure, Claire (Sandrine Kiberlain), è appunto una disegnatrice di fumetti in rotta con la famiglia. Martin, che ha i suoi problemi con le donne, assiste impotente alla morte sul palcoscenico, in piena recita, di un amico e collega. La morte si rivelerà un assassinio, e Martin si ritroverà sospettato di esserne il colpevole. La messa in scena dell’intrigo è perfetta, una meccanica divinamente celeste e cinematografica, sfumata di commedia poliziesca. Ma instradato l’intrigo sul giusto binario - gran parte del film è ambientata su un treno -, Pariser ha tutta l’aria di lasciarlo correre da solo per occuparsi d’altro, per far sentire una nota grave, che filtra dai dialoghi così come dalle immagini. Risultato: il pastiche diventa politico, attuale, ci riguarda tutti, europei e non, in un pessimismo capace di rendere inquietante persino la rappresentazione della felicità.

Fausto Bona

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