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LA RECENSIONE

Guiraudie e la strana arte dell’assurdo che stupisce

In sala «L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice»
Jean-Charles Clichet e Noémie Lvovsky, protagonisti del film
Jean-Charles Clichet e Noémie Lvovsky, protagonisti del film
Jean-Charles Clichet e Noémie Lvovsky, protagonisti del film
Jean-Charles Clichet e Noémie Lvovsky, protagonisti del film

S’immagini un cineasta intento a confondere le piste, a mescolare i generi e gli stereotipi in assenza di qualsiasi moralismo o tentazione di realismo sociale. Ecco, questo è Alain Guiraudie, il regista del film «L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice», una pellicola decisamente sorprendente. Non c’è personaggio o situazione che a un certo punto non sbandi. Come Médéric, il protagonista, nell’approccio iniziale nelle strade di Clermont Ferrand con Isadora (la regista e attrice Noémie Lvovsky), una prostituta di mezza età, per poi approdare su lidi impensabili. Ma impensabile è pure che una scena di sesso al limite (?) dell’hard si trasformi in una specie di vaudeville.

Il fatto è che Guiraudie riesce con una certa disinvoltura a far venire a galla grumi di assurdo e di surreale. Guiraudie stupisce e mostra con dovizia di particolari come la notizia di un attentato di probabile matrice islamica riempia lo schermo Tv della stanza d’albergo dove Médéric è impegnato allo spasimo con Isadora per darle il surplus di piacere, cosa che gli varrebbe la «consumazione» gratuita. E forse piace al regista inserire il discorso sul terrorismo islamico, così come sul conflitto tra desiderio e paranoia terroristica, in una cornice destabilizzante.

È così che entra in scena il ragazzo arabo Selim, un giovane senza tetto. Proprio la sera dell’attentato, Médéric inopinatamente gli apre la porta del condominio e lascia che si ripari dalla pioggia. Il fatto non passa inosservato e il giorno dopo un bel campionario di condomini si confronta sull’accaduto in un dibattito illuminante. Médéric torna a pensare al sesso e a Isadora ma deve vedersela col marito della prostituta che ben tollera il lavoro della consorte ma non sopporta che si conceda qualche godimento extra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fausto Bona

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