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La novità

«Fubar», risate in salsa action con l’agente Schwarzenegger

Boom di visualizzazioni su Netlfix per i dieci episodi della serie che gioca con il mito dell'ex Terminator. Mister muscolo che venne dall'Austria ruba la scena a suon di smorfie e di battute riuscendo nell'impresa di farci divertire senza scadere nel patetico o nel grottesco
Arnold Schwarzenegger, 75 anni: è lui il protagonista della nuova serie Netflix intitolata «Fubar»
Arnold Schwarzenegger, 75 anni: è lui il protagonista della nuova serie Netflix intitolata «Fubar»
Arnold Schwarzenegger, 75 anni: è lui il protagonista della nuova serie Netflix intitolata «Fubar»
Arnold Schwarzenegger, 75 anni: è lui il protagonista della nuova serie Netflix intitolata «Fubar»

Gli eroi son tutti giovani e belli? Quasi tutti. Prendi Arnold Schwarzenegger. Bello, mai stato. Giovane, una volta: tanto, tanto tempo fa, in un’epoca ormai antica come il segreto dell’acciaio custodito dalla gente di Conan (il barbaro, ovviamente: non quello di Miyazaki e nemmeno l’occhialuto detective dei manga giapponesi). Eppure non c’è eroe più eroe per chi è cresciuto cinematograficamente tra i rampanti anni Ottanta e i paranoici anni Novanta. Mister muscolo che venne dell’Austria, con il suo accento pesantemente kraut, la faccia di bronzo e il sorriso impanato da camionista della Stiria, si è fatto largo nel pantheon degli invincibili a suon di cazzotti micidiali, colpi di bazooka e sventagliate di M16. Poco da stupirsi insomma che il ritorno in grande stile del signor Commando, di nuovo in versione ammazza cattivi sulle frequenze di Netflix, abbia attirato folle di devoti agli occhiali scuri di Terminator e alla mimetica di Predator. Siamo dalle parti del mito, consolidato nei decenni da un culto che lo stesso Schwarzy è stato bravo ad alimentare, reinventandosi prima come politico impegnato (quello di governatore della California è di sicuro il suo ruolo più riuscito) e poi come zio anzianotto e pacioso che tutti vorrebbero avere.

«Fubar» è il titolo della serie che ci restituisce - intatto o quasi - un pezzo di storia dell’immaginario collettivo. Un’operazione nostalgia ad altissimo rischio vaccata. Perché in casi come questo, quando si scomoda un passato così ingombrante, quando si va a scavare nella memoria condivisa e radicata di milioni di spettatori in tutto il mondo, basta un niente per scivolare nel patetico o peggio ancora nel grottesco. Ma diciamolo subito: se è vero che il nuovo Schwarzenegger non ha niente da aggiungere a quanto già filmato e già visto, e se è vero che dal punto di vista strettamente cinematografico siamo vicini al grado zero dell’originalità (a volte anche sotto il grado zero dell’originalità), l’ultima genialata di Netflix riesce nel piccolo grande miracolo di divertire. Un po’ poco? Forse. Ma francamente di più non si poteva chiedere. E poi ci si diverte parecchio, in «Fubar» (che tra parentesi, se ve lo state chiedendo, è l’acronimo slang di «fucked up beyond all recognition», un modo di dire che usano i militari per le situazioni senza via d’uscita): Schwarzy è in grande forma e si prende il centro della scena, gigioneggiando a più non posso nei panni cuciti su misura dell’alter ego Luke Brunner, agente veterano della CIA che durante l’ultima missione prima del rompete le righe scopre che l’Agenzia a sua insaputa ha assoldato anche la giovane figlia. Il tono è spudoratamente da action comedy, con il ritmo incalzante da sitcom anni Novanta (mancano solo le risate finte ma è come se ci fossero) e la parte action relegata alla funzione di stupido pretesto per tenere in piedi lo stupidissimo plot (roba da far passare «Chuck» per un prequel di «True Detective»).

A reggere il peso della narrazione sono soprattutto i personaggi. Oltre al già citato Schwarzy-Brunner, irresistibile quando ficca il naso negli affari di cuore della figlia o tenta di riconquistare l’ex moglie, signore delle facce strane e dei tormentoni («that’s It and that’s all» il più riuscito, tradotto con un inadeguato «così è e così resta»), spiccano il super nerd Barry e la spara-battute Roo, motore comico dei prevedibili sviluppi. Come? Vi aspettavate di più? Andiamo, su: quello è zio Arnold! Ha combattuto il T1000 e congelato le parti basse di Batman, si è fatto prendere a gomitate da Sharon Stone in tenuta da aerobica ed è stato il gemello di Danny DeVito, ha tagliato la testa a Thulsa Doom ed è rimasto appeso a un elicottero con Jamie Lee Curtis! Sapersi prendere poco sul serio è un’arte che va premiata. Rideteci sopra e tutto il resto se ne vada all’inferno. That’s It and that’s all!•.

Luca Canini

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