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la recensione

Con «Armageddon Time» alle origini di James Gray

I protagonisti Anne Hathaway, Anthony Hopkins e Banks Repeta
I protagonisti Anne Hathaway, Anthony Hopkins e Banks Repeta
I protagonisti Anne Hathaway, Anthony Hopkins e Banks Repeta
I protagonisti Anne Hathaway, Anthony Hopkins e Banks Repeta

Riparte dalle origini James Gray, che con «Armageddon Time» riavvolge la pellicola del tempo e torna al suo lungometraggio d’esordio, «Little Odessa», e alla comunità di ebrei russi emigrati in America alla quale appartenevano i suoi avi. E come sovente succede, più la ruota di cronos va verso la chiusura del suo giro, più porta lo sguardo e la memoria vicino all’età ombrosa e tormentata dell’adolescenza. E con un’intelligente operazione di raffinato mimetismo, le ombre, le depressioni, i problemi, così come gli slanci, le ribellioni e le fughe dell’età inquieta per eccellenza, trovano un equivalente espressivo nella fotografia crepuscolare, dai toni spenti e grigi, in cui la luce non irrompe mai ma filtra lentamente come se venisse da lontane contrade esistenziali. È in questa luce che prende forma e consistenza il microcosmo di Paul (Banks Repeta), il giovane protagonista; agli inizi degli anni Ottanta, nel Queens, quando Ronald Reagan si prepara a diventare presidente e i membri di una certa famiglia Trump vanno nei licei a predicare il verbo esclusivo e totalizzante del profitto e del successo. Il film segue il percorso famigliare e scolastico di Paul, spirito creativo e ribelle, intenzionato a diventare un artista, nei suoi rapporti con l’amata madre (Anne Hathaway) e con il brusco, all’occorrenza, padre; così come con la scuola, essenzialmente scuola di grettezza, utili nozioni e conformismo, dalla quale si può solo evadere con l’indisciplina. Per il ribelle Paul, il nonno materno Aaron (il «solito» Anthony Hopkins) è il punto di riferimento affettivo e intellettuale, luce e guida. Paul cerca di uniformare i suoi comportamenti agli insegnamenti del nonno, combina qualche asinata e in cuor suo sogna... i 400 colpi di Truffaut.

F.Bon.

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