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Schermi & Visioni

Asteroid City. Wes Anderson (2023)

Diventa sempre più difficile credere al cinema di Wes Anderson. Se già con «The French Dispatch» (2021) l’impressione fu quella di una deliziosa scatola vuota, di un teatrino delle meraviglie che non meraviglia più nessuno, «Asteroid City», in sala a partire da domani, rafforza il dubbio, quasi una certezza ormai, che il signor Tenenbaum si sia infilato in un vicolo cieco. L’ennesima parata di stelle (Scarlett Johansson, Tom Hanks, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Matt Dillon, Margot Robbie) non basta infatti per riscattare la pellicola da un clima di generale stasi creativa, di coazione a ripetere all’infinito la consueta sequela di pose e cliché wesandersoniani. Lo stesso film di sempre. Ma con meno ispirazione, meno efficacia. In una spirale negativa che tende a svuotare di senso più che a riempire gli occhi e il cuore, a respingere e ad annoiare.

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