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serate d'autore

«Tra Oriente e Occidente», con Ferruccio De Bortoli e Ramin Bahrami al Ristori parole e musica come fiori di pietra

Ponte ideale tra mondi e popoli guardando ad un’umanità riconciliata e libera. Per ricostruire la memoria, a tratti comune, delle nostre società
Il Maestro Ramin Bahrami, pianista iraniano tra i più importanti interpreti di Bach viventi
Il Maestro Ramin Bahrami, pianista iraniano tra i più importanti interpreti di Bach viventi
Il Maestro Ramin Bahrami, pianista iraniano tra i più importanti interpreti di Bach viventi
Il Maestro Ramin Bahrami, pianista iraniano tra i più importanti interpreti di Bach viventi

Parole e note per un messaggio che vuole unire Oriente e Occidente, parlare al cuore dell’umanità ed essere portavoce dei diritti di ciascuno.

Per l’ultimo appuntamento del ciclo “Serate d’autore”, oggi, giovedì 27 aprile alle ore 20 al Teatro Ristori di Verona, saranno il giornalista Ferruccio de Bortoli e il Maestro Ramin Bahrami, pianista iraniano tra i più importanti interpreti di Bach viventi, a creare in “Tra Oriente ed Occidentequel ponte ideale tra mondi e popoli guardando ad un’umanità riconciliata e libera. Per ricostruire la memoria, a tratti comune, delle nostre società, a partire dalla Storia, dalla sua evoluzione, dalla cultura e dalla musica. Da quella dei grandi maestri: Bach, Mozart, Chopin ma anche dalla musica popolare di Béla Bartók, con le sue danze rumene fino ad arrivare alla struggente “Gole sangam” – “Fiore di pietra” – del pianista e compositore iraniano Anoushiravan Rohani, anche lui musicista in esilio.

Il programma musicale

“Tra Oriente e Occidente” vuole essere una serata che tocca i sentimenti, le corde più intime e universali. Il programma musicale si aprirà con Bach e la sua prima Partita in si bemolle maggiore (825), ad unire tutta la cultura europea dalla Germania alla Francia fino all’Italia senza dimenticare l’Oriente, attraverso una delle Sarabande più travolgenti e immaginifiche della sua produzione tastieristica. Si prosegue con Mozart e la dualità ossimorica della Fantasia in re minore (KV 397), tra struggente malinconia e cristallina leggerezza. Quindi, la magia e la profondità delle quattro mazurche di Chopin accompagnano l’ascoltatore e il pubblico sulla soglia del mondo orientale: saranno le danze rumene di Bartòk a portarci pienamente addentro la matrice popolare di quelle culture. Poi, quasi a raffigurare nella circolarità quell’armoniosa unità che si intende evocare, nuovamente Bach con il “Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo”, omaggio al fratello di Bahrami che ancora, unico della famiglia, vive a Teheran e da cui anche il maestro raccoglie “in presa diretta” informazioni sulla drammatica situazione del popolo iraniano.

Infine, dicevamo, la melodia di Anoushiravan Rohani “Gole Sangam”, lirica molto popolare in Iran. Un ricordo dell’infanzia per il maestro, ora metafora di quella speranza e libertà che deve trovare, ancora, concretezza.

La dedica

«Ho preso l’impegno di chiudere ogni mio concerto con questa melodia “Fiore di pietra”, che dedico alle mie sorelle e fratelli iraniani, e ai tanti giovani che ogni giorno scendono nelle strade per proclamare la libertà negata senza sapere se faranno ritorno a casa – le parole del maestro Bahrami -. Un piccolo ma simbolico gesto per il mio popolo che lotta da quarant’anni e che merita tutta la libertà che io ho potuto respirare qui, nella bellissima Italia, che mi ha accolto e adottato da tanti anni. È una melodia estremamente popolare per la lotta iraniana e spero che la pietra possa diventare un fiore cangiante di umanità, colmo di luce e bellezza. Con questo messaggio e la mia musica facciamo sentire loro tutta la nostra vicinanza, perché l’anelito comune alla libertà prevalga sulla logica del potere, della repressione e della guerra».

«Come un filo rosso, la serata riprende quel “Dialogo delle anime” che già aveva ispirato il concerto di Jordi Savall lo scorso febbraio proprio qui al Ristori – ricorda Alberto Martini, direttore artistico del Teatro Ristori -. Il dialogo, ci ricordava Savall, è il fondamento di una società libera e di una umanità riconciliata e la musica diventa, in questa chiave, veicolo di pace e di speranza. Perché la musica, sottolineava, riscatta dalle barbarie del potere e aiuta a guarire le ferite sofferte da tanti popoli. Con questo nuovo appuntamento e le voci di due protagonisti della cultura, del giornalismo e della musica, aggiungiamo un nuovo pilastro a quel ponte ideale di pace tra i popoli cui vogliamo dare il nostro piccolo ma, confidiamo, significativo contributo. La musica è portavoce di speranza per tutto il mondo, anche per le donne e i giovani iraniani».

Ultimo appuntamento della stagione in teatro 

A chiudere il cartellone 2022/2023, domenica 30 aprile alle ore 20 in occasione dell’International Jazz Day, Gegè Telesforo - jazz vocalist, musicista, produttore, compositore, ma anche giornalista, autore, personaggio radiofonico e televisivo - con il nuovo progetto “BIG MAMA” presenta un personale tributo al blues e al suono delle formazioni del periodo jazz – groovy fine anni ’50 della Blue Note Records. Il concerto sarà preceduto alle ore 16.30, sempre in teatro, dall’incontro di Gegè Telesforo con gli studenti, promosso in collaborazione con l’Associazione “Il jazz va a scuola”.

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