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Stasera alle 21.15

Rassegna al castello, si inizia stasera con Fratto X

Antonio Rezza nello spettacolo Fratto X FOTO GIULIO MAZZI
Antonio Rezza nello spettacolo Fratto X FOTO GIULIO MAZZI
Antonio Rezza nello spettacolo Fratto X FOTO GIULIO MAZZI
Antonio Rezza nello spettacolo Fratto X FOTO GIULIO MAZZI

È Fratto X ad inaugurare a Villafranca al Castello Scaligero il cartellone estivo organizzato da Comune ed Eventi. Stasera alle 21.15 (biglietti disponibili alla biglietteria del Castello dalle 19 di oggi).

Antonio Rezza e Flavia Mastrella assieme alla secolare presenza dell'attore Ivan Bellavista, ripropongono un loro pezzo forte, un capolavoro di intuizioni e idee ancora attuali, ancora dirompenti. Lo spettacolo, va detto per gli sforzi in campo, è all'interno della ventunesima edizione del la Milanesiana, cartellone di letteratura, musica, scienza arte e filosofia ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. Fratto X torna in epoca di distanziamento sociale, una infamia secondo Antonio Rezza

 

Cambierà la percezione dello spettacolo? «Certo, un posto da tremila posti occupato solo da ottocento persone, se si mette il vuoto dove dovrebbe esserci il pieno è ovvio cambi la percezione».

 

Come hai vissuto il periodo? «Ho vissuto uno dei migliori periodi della mia vita, abbiamo elaborato due progetti singolarmente. Se hai un cervello autoreggente vai verso altre strade. Rimanere soli con le proprie idee è bellissimo. Ho fatto un disco musicale con la mia bocca, mi sono trasformato in musicista. Restare isolati stimola le menti affilate».

 

Cos'è ancora oggi Fratto X? «La sopraffazione è attuale. In questo periodo siamo stati sopraffatti dalle bugie».

 

Un performer più una artista figurativa danno come risultato? «Non lo so. Penso che sia un discorso collegato all'energia, tutto legato al corpo che perderemo, è necessario curarlo. Il corpo è più infame di qualsiasi amante».

 

Flavia Mastrella, Fratto X nasce dalla materia o dallo spazio? «Prima c'è il mio habitat e poi Antonio improvvisa dentro gli ambienti. Prima di fare l'habitat ho fotografato scie di luce in movimento, avevo bisogno di cambiare punto di vista. È il primo lavoro che traduce una realtà digitale in realtà materiale».

 

Il presente di Fratto X Flavia? «È un lavoro sul condizionamento. Adesso più che mai di attualità: condizionamento tra persone, sulle masse.

 

Fratto X è anti-narrativo. Come seguire le epifanie dei personaggi che appaiono in scena? «Bisogna abbandonarsi alla visione, percepire l'accadimento come davanti ad un monitor. La storia è tenuta assieme dal ritmo, dall'incalzare degli eventi. Ognuno scardina quello precedente. Costruzione frammentaria in tutto, nella forma e nella narrazione, diventa un continuo rigenerarsi, una pasta che dà forme diverse. Come una ebollizione».

 

Flavia come hai vissuto l'isolamento? «Mi serviva un po' distacco da Antonio (ride). Dalle persone è stato un dramma. Amo le persone perché mi danno forza. Dopo un momento di sconforto ho concepito un'opera fatta solo col telefono, una video lettura della costituzione italiana con centocinquantanove tutti diversi. Ogni autore fa un contributo video e audio con il telefono e io li monto insieme in una video lezione».

 

Oggi ancora si muore per eccessiva semplificazione? «Siamo alla resa dei conti, se non ci muoviamo prende il sopravvento la semplificazione».

Simone Azzoni

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