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teatro

Ionesco, l’assurdo della vita. Al Modus Coltri rilegge «Le sedie»

Ironia e toni caricaturali come strumenti attraverso i quali esorcizzare il senso di disperazione
Al Modus in scena «Le sedie»
Al Modus in scena «Le sedie»
Al Modus in scena «Le sedie»
Al Modus in scena «Le sedie»

Una farsa tragica di incredibile attualità per questi infausti tempi nostri. Stasera, 1° maggio,  alle 21 al Teatro Modus - Spazio Cultura di piazza Orti di Spagna a Verona, nell’ambito del Percorso “Teatro d’Altro”, Teatro Impiria mette in scena lo spettacolo “Le sedie” di Eugéne Ionesco, per la regia e i costumi di Gherardo Coltri. Gli interpreti sono lo stesso Gherardo Coltri, Michele Vigilante e Thomas Zanoni.

Ionesco, uno dei massimi esponenti del Teatro dell’Assurdo, definì il mondo e la condizione umana con un solo aggettivo: assurdi. Sul palco due personaggi, il vecchio e la vecchia, preparano freneticamente le sedie per una conferenza che rivelerà le scoperte del vecchio sul senso della vita. Gli ospiti invitati sono tutti, ovvero tutte le persone del mondo.

Attraverso due soli attori in scena si fanno vivere una miriade di personaggi. Lo spettacolo vuole essere un tentativo di andare al di là dei limiti del dramma. Utilizzando la parodia e l’eccesso, la commedia, a tratti comica, a tratti grottesca, a tratti drammatica, pone al centro l’uomo nel suo problematico e conflittuale rapporto col mondo, che minaccia di opprimere la sua spiritualità e individualità.

L’ironia ed il tono caricaturale sono lo strumento con cui viene esorcizzata tale disperazione. “Perchè bisogna essere disperati per arrivare ad un barlume di verità”. Ecco che la comicità di Ionesco può apparire uno sberleffo: testimonia, mistifica e grida lo smarrimento e le sue paure, atteggiate talora baroccamente talora infantilmente.

Con una costante tensione sperimentale nella struttura e nei modi del linguaggio teatrale, il lavoro di basa più che su una trama ed azioni, su giochi di parole spesso a lambire il nonsense, in una forma teatrale che mette soprattutto in evidenza l’incapacità dell’uomo a comunicare, a capirsi e a capire l’altro. Teatralmente l’invenzione è spericolata. Attraverso il linguaggio, i gesti, la recitazione, gli accessori si va ad esprimere il vuoto, l’assenza, i rimpianti, i rimorsi, l’irrealtà del reale, il caos originario. La scenografia è di Luca Altamura e Paola Muscio, mentre la consulenza musicale è di Giorgio Bagnoli.

Stefano Cucco

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