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Questa sera

In Bra il concerto gratuito «Aspettando il Filarmonico»

L'orchestra della Fondazione Arena in una esibizione in Bra nel 2020 (Marchiori)
L'orchestra della Fondazione Arena in una esibizione in Bra nel 2020 (Marchiori)
L'orchestra della Fondazione Arena in una esibizione in Bra nel 2020 (Marchiori)
L'orchestra della Fondazione Arena in una esibizione in Bra nel 2020 (Marchiori)

AGGIORNAMENTO 14.30

Il concerto gratuito «Aspettando il Filarmonico», originariamente in programma per ieri sera, sulla scalinata di Palazzo Barbieri in piazza Bra (ore 20.30), offerto da Fondazione Arena, andrà in scena stasera, lunedì 27 settembre.

 

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Con il concerto gratuito «Aspettando il Filarmonico» in programma questa sera, sulla scalinata di Palazzo Barbieri in piazza Bra (ore 20.30), Fondazione Arena ha inteso offrire alla città un momento di incontro musicale pubblico.

L’orchestra e il coro areniani saranno diretti dal maestro Francesco Ommassini per un invitare il pubblico al ritorno tanto atteso al Teatro Filarmonico, dove riprenderà la già annunciata stagione artistica 2021. Fondazione Arena vuole riprendere infatti quell’abbraccio al pubblico già creato nell’autunno 2020 nelle piazze più belle di Verona. Si tratta a nostro avviso d’una precisa e meritevole assunzione di responsabilità che afferma la fiducia nei confronti delle funzioni formative della musica. Di tutta la musica, ma a una sola condizione, che si eviti l’ammasso, quell’eclettismo superficiale e dannoso, che nell’intento di unire tutte le culture, di fatto le annulla.

Perché tutte le musiche sono anche cultura, comunicano in forma simbolica visioni del mondo, idee, valori. Il programma di questa sera ci parla del mondo di ieri, un mondo stabile e sicuro in cui Vienna era la grande capitale di un grande impero, che si conclude poco dopo l’epoca delle due composizioni in programma, il «Te deum» di Haydn del 1800, e la Sinfonia in mi bemolle «eroica» di Beethoven (1802-1804).

Quando a causa di Napoleone, dal 1806, Vienna rimase la grande capitale di un piccolo stato. Le cronache narrano di come Beethoven a proposito di questa sinfonia avesse pensato a Napoleone finché era ancora primo console. All’apprendere la notizia che Bonaparte si era proclamato imperatore il compositore ebbe uno scatto d’ira e ne stracciò il frontespizio. All’ascolto del primo movimento «Allegro con brio» è immediatamente percepibile la sensazione inquietante di stare assistendo a un processo incalzante, inarrestabile: dove è mai stato esposto il tema che sentiamo sia alla base di questo primo movimento? L’affermazione che il primo tema del primo movimento dell’Eroica sia contenuto dalla terza alla sesta battuta è una semplificazione che non solo non serve, ma rischia di confondere le idee all’ascoltatore.

La verità è che un tema vero e proprio, presentato nella forma sintattica d’una frase musicale o di un periodo che ne identifichi l’esposizione, non appare in nessun luogo, né all’inizio né alla fine di questo movimento. Infatti la prima volta che ascoltiamo la breve configurazione tematica che dovrebbe identificare il primo tema, subito alla terza misura esposto dai violoncelli, esso è costituito da un arpeggio di triade, seguito da un movimento di semitono, non è un vero tema, ma poco dopo, al suo ritorno, il compositore ne offre già una sorta di sviluppo.

Senza che il tema sia stato “veramente” esposto Beethoven passa direttamente alla sua “derivazione”, lo ritroviamo trasformato, ne riconosciamo la scarna linea melodica iniziale, divenuta tutta ascendente, che pure emerge fra gli accompagnamenti trionfali delle trombe e dei corni. Contemporaneamente Beethoven realizza un progressivo dispiegamento dell’orchestra: il motivo iniziale appare prima nei violoncelli, si alterna poi tra legni ed archi per estendersi a tutti gli strumenti, quando lo riconosciamo, trasformato anche timbricamente, presentato dalle varie sezioni orchestrali, produce in noi un effetto di realtà aumentata, di profondità spaziale.

Nella «Marcia funebre-Adagio assai», il triste tema della marcia funebre compare esposto in pianissimo dai violini, ad esso si contrappone un momento di grande serenità con l’oboe a intonare, seguito dal flauto, una serena melodia. Di nuovo il triste tema di marcia funebre torna e dopo questa parentesi celestiale sembra diventare ancora più disperato. Al margine compare lo sforzo latente dei violini di riportare in superficie la melodia della speranza. La sonorità staccata dello «Scherzo - Allegro vivace» mantiene inalterata la sua concitazione, rotta solo dal richiamo dei corni del Trio, dal carattere venatorio.

Il Finale «Allegro molto» impiega la forma delle variazioni del tema di contraddanza che il compositore utilizzò anche nel Finale del balletto «Die Geschöpfe des Prometheus» op.43 e nelle Variazioni op. 35 per pianoforte. Il discorso epico interrotto, riparte: Beethoven si abbandona alla pura narrazione musicale conducendo la musica e il pubblico che è riuscito a seguire la costruzione del grande organismo, monumento del pensiero musicale, all’apoteosi.

Elena Biggi Parodi

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