Verona. Guarda la sezione completa Quante frustrazioni covano dietro le porte dei condomini dove vive la gente comune? Anche quando la cattiveria non c'entra, dove non esistono le perfidie più o meno raffinate del benessere, gli esseri umani vivono irrequieti, i loro sogni ammutoliti dal ripetersi di giorni uguali, in precario equilibrio economico ed emotivo. Silvio Soldini, in Cosa voglio di più, presentato ieri in anteprima a Schermi d'Amore, s'insinua in questi spazi con occhio partecipe e discreto, confezionando uno dei titoli più belli della sua carriera.
Lo aiutano una sceneggiatura, scritta con Doriana Leondeff e Angelo Carbone, capace di trattare un argomento abusato come quello delle relazioni extraconiugali con intelligenza e realismo inediti e un cast perfetto, la cui spontaneità sconcerta. Alba Rohrwacher (una delle nostre attrici più talentuose) è Anna, una trentenne che lavora in un'agenzia di assicurazioni e vive col placido Alessio (Giuseppe Battiston, superbo). Nella sua vita è tutto tranquillo, anche troppo: le piccole aspirazioni artistiche e lo sguardo sfuggente rivelano una personalità nascosta, più spumeggiante, che forse non vorrebbe più accontentarsi della routine. Finisce tra le braccia di Domenico, un Pierfrancesco Favino solido e intenso, precario sposato e padre di due figli, soffocato dai debiti e da una vita che gli ha tolto tutti gli spazi.
La passione li rimette in contatto con quell'esistenza parallela sognata in gioventù e accantonata per necessità. Cosa voglio di più suscita grande partecipazione per i protagonisti perché non ci sono cattivi con cui prendersela. La storia è vecchia, certo, ma non l'avevamo mai vista inscenata con tanto pudore e amore per i dettagli: gli interni di una Milano periferica e claustrofobica, la fluidità dei dialoghi, la regia invisibile, quasi documentaristica.
Soldini allude senza scivolare nel didascalismo: Domenico, assordato dalle preoccupazioni della moglie e dagli schiamazzi dei figli, trova conforto nel silenzio del suo unico hobby: la subacquea. Anna dipinge e aspetta che il compagno mostri anche solo un difetto o un minimo desiderio di stupirla. E la telecamera, che non si vergogna di mostrarne il nudo integrale nei momenti di passione, si volta quando lei toglie il reggiseno in casa, perché in quel luogo brividi e stupore non ci sono più.