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Ricordi, corone e banda per i partigiani uccisi

di Alessandra Scolari
GREZZANA. Sul Monte Comun sarà commemorato il 65° anniversario della loro morte
Nel settembre '44 furono trucidati dai nazisti Rita Rosani, Dino Degani, e inoltre «Selva», «Gallo» e «Orso»

 La commemorazione di Rita Rosani e Dino Degani, caduti durante la battaglia sul Monte Comun
La commemorazione di Rita Rosani e Dino Degani, caduti durante la battaglia sul Monte Comun

 La commemorazione di Rita Rosani e Dino Degani, caduti durante la battaglia sul Monte Comun
La commemorazione di Rita Rosani e Dino Degani, caduti durante la battaglia sul Monte Comun

Domani sul Monte Comun, contrada di Alcenago confinante con il comune di Negrar, verrà commemorato il 65° anniversario della battaglia tra i nazisti e i partigiani, in cui persero la vita Rita Rosani (Rosenthal il vero cognome, la prima donna ebraica caduta in combattimento), medaglia d'oro al valor militare e Dino Degani, medaglia d'argento al valor militare e scomparvero i tre partigiani noti solo con il nome di battaglia: Selva, Gallo e Orso.
Il programma prevede alle 9,30 il raduno dei partecipanti sul grande spazio - conosciuto ormai come il sacrario della battaglia di Monte Comun - e alle 10 la deposizione di corone al cippo e la messa al campo e il servizio religioso del rabbino della comunità ebraica in suffragio di tutti i caduti.
Sarà presente, come di consueto, la banda musicale cittadina; seguirà il saluto delle autorità e dei sindaci di Grezzana Mauro Bellamoli e di Negrar Giorgio Dal Negro, nonché di Antonio Rettondini, presidente provinciale dell'associazione Volontari della libertà. L'orazione ufficiale sarà Guido De Carli, presidente nazionale dell'associazione Volontari della libertà.
La tragedia sul Monte Comun avvenne il 17 settembre 1944, una domenica mattina, sul versante della Valpantena nei pressi di Ca' Baciocca.
Alcune centinaia di nazisti, di stanza a Quinto, salirono sulla collina. I giovani partigiani, non furono informati, vennero sorpresi e cercarono di mettersi in salvo.
Dino Degani chiamato «Giraffa» (che conosceva bene la zona) e «Orso», furono dotati di fucili mitragliatori e dovevano proteggere la ritirata del gruppo (diciotto partigiani). Rita Rosani si unì a loro.
I tre risalirono la cima del monte, ad un certo punto «Orso» cessò di sparare e di lui non si seppe più nulla. «Giraffa» e «Rita» continuarono a salire.
A un certo punto, nella radura Rita Rosani venne colpita e Dino Degani, secondo le testimonianze e la ricognizione dei famigliari, tornò indietro per aiutare Rita in difficoltà e venne ucciso, anche se la motivazione della medaglia d'argento recita «era già praticamente in salvo quando, con generoso slancio tornava al contrattacco».
Il giorno dopo, il fratello di Dino Degani con un amico, li trovarono ad una ventina di metri l'uno dall'altra. Questi trasportarono le due salme ad Alcenago, ottenendo a fatica di poter dar loro sepoltura nel piccolo cimitero.
Nel maggio del 1945 la salma di Dino Degani venne trasportata a Negrar, suo paese di origine e, dopo i funerali, tumulata nella tomba di famiglia. Rita Rosani, venne sepolta nel cimitero degli ebrei in Borgo Venezia.
Nel luogo dove furono trovati i corpi dei due giovani, vennero installati, dal padre di Dino Degani, i cippi di pietra di Prun. Successivamente i cippi vennero trasportati da Lino Tezza, diventato proprietario dei terreni, nella zona appositamente creata dove è stato collocato anche un altare ricavato da un monolito di marmo rosso Verona.
Di «Gallo» e «Selva» si sa che il sabato pomeriggio erano scesi a Stallavena.
La loro presenza insospettì i «repubblichini» che li fermarono e con le torture riuscirono a farli parlare: di loro non si seppe più nulla.[FIRMA]
Alessandra Scolari

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