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Prostituzione, di giorno multava i clienti
La sera faceva l'autista delle lucciole

SESSO E SOLDI. Depositate le motivazioni della condanna a tre anni. Nei guai anche la donna

Vigile di Bussolengo accusato di favoreggiamento della prostituzione La difesa: «La sua vera intenzione era di toglierle dalla strada»

 Lucciole al lavoro di notte sulla Statale 11
Lucciole al lavoro di notte sulla Statale 11

 Lucciole al lavoro di notte sulla Statale 11
Lucciole al lavoro di notte sulla Statale 11

Interpretava il suo lavoro di vigile urbano a Bussolengo in modo a dir poco originale. Di giorno faceva le multe ai clienti delle lucciole sulla Regionale 11, di sera si trasformava in autista e le accompagnava sulla strada. «E in talune circostanze», riporta la sentenza, «lo ha fatto indossando anche la divisa». Il ritratto di Giancarlo Veneri, 36 anni, emerge nella motivazione della sentenza di condanna a 3 anni di carcere, inflitta il 16 ottobre scorso. Il provvedimento di 13 pagine è stato depositato ieri a due mesi dalla decisione del tribunale, presieduto da Marzio Bruno Guidorizzi, giudici a latere Giorgio Piziali (ed estensore) e Raffaele Ferraro. Nella motivazione, viene ripercorsa l'inchiesta concentratasi nel periodo tra l'estate e il dicembre del 2007 nella zona tra Cavalcaselle e Bussolnego. Nei guai, è finita anche la lucciola: il tribunale ha inviato gli atti alla procura perchè indaghi sul reato di falsa testimonianza, resa dalla giovane il 24 aprile durante il processo.
LE ACCUSE. Veneri è finito sotto inchiesta con le accuse di aver favorito e sfruttato la prostituzione di due ragazze, Il vigile urbano poi doveva rispondere anche della violazione della legge Merlin per aver procurato le «belle di notte» ad alcuni amici. Il trentaseienne, difeso in aula da Filippo Vicentini e Roberto Canevaro, è stato assolto da due dei reati di cui era accusato, rimanendo in piedi solo il favoreggiamento. Per i giudici, il vigile si era trasformato in «un cavalier servente della lucciola, provocando un discredito specifico ....all'azione di contrasto dello sfruttamento della prostituzione che altri suoi colleghi svolgevano con serietà».
LE PREMESSE «INCONTESTABILI». Il ragionamento dei giudici parte da alcune premesse difficilmente confutabili. D.L. è sicuramente una prostituta. Il veronese ha frequenti contatti con la giovane com'è emerso dalle numerose intercettazioni telefoniche, raccolte dagli inquirenti. Il vigile è andato anche a tinteggiare i muri della casa della sua amica. In più, le acquistò a volte anche il pane e le sigarette, rivelano i giudici del tribunale. Veneri si recò anche agli uffici della Western Union per completare una pratica della lucciola. A supporto dell'accusa, inoltre, ci sono le numerose intercettazioni telefoniche, svolte sul cellulare del Veneri, le foto e gli accertamenti della polizia giudiziaria.
LA DIFESA. I difensori, dal canto loro, hanno sempre sostenuto che il Veneri era in grado di carpire importanti informazioni da girare ai carabinieri sul mondo delle lucciole. Il veronese, durante il processo ha accennato anche a «legittimi interessi sentimentali», facendo riferimento al fatto che la sua amica era una «bella ragazza». In più, sostiene ancora la difesa, l'intenzione di Veneri era quella di «recuperarla», togliendola dalla strada. I giudici ritengono, invece, che nessuno dei «profili indicati dal Veneri sono emersi in modo limpido ed indiscusso nel processo». La tesi del vigile poi «è smentita dalle foto».
CONDOTTA NEGATIVA. Per il tribunale, Veneri ha avuto una condotta processuale negativa. Primo avrebbe indotto la sua amica a dare una versione «palesemente falsa che la espongono ora ad un processo per quelle falsità». Altro punto dolente «è il fatto di non aver mostrato alcuna consapevolezza della gravità della propria condotta, arrivando a negare i fatti palesemente più indiscutibili».

Giampaolo Chavan

Giampaolo Chavan

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