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«Nuovo artistico? Troppo liceo, pochi laboratori»

di Elisa Pasetto
INTERVISTA AI PRESIDI. Sergio Ambroggi alla guida del Nani-Boccioni. «La riforma Gelmini ha snaturato la tradizione dell'istituto d'arte. Ma puntiamo alla formazione. La nostra sede ideale? L'Arsenale»
Il preside Sergio Ambroggi in un'aula del Nani-Boccioni FOTO MARCHIORI
Il preside Sergio Ambroggi in un'aula del Nani-Boccioni FOTO MARCHIORI
Il preside Sergio Ambroggi in un'aula del Nani-Boccioni FOTO MARCHIORI
Il preside Sergio Ambroggi in un'aula del Nani-Boccioni FOTO MARCHIORI

Verona. Sempre meno arte applicata e sempre più liceo. E' una vera e propria rivoluzione quella del riordino Gelmini del 2010 sull'istruzione artistica, anche veronese: addio allo storico istituto d'arte Nani, mentre dalle sue ceneri rinasce il nuovo liceo artistico, il Nani-Boccioni, che con il suo predecessore, il liceo artistico Boccioni, non ha più molto in comune. Nuova struttura oraria, infatti, nuova offerta formativa, nuovi indirizzi e, soprattutto, nuova licealità. E chi prima aveva il dubbio che il liceo artistico non trasmettesse ai ragazzi capacità critica e approfondimento culturale, come gli altri licei, dovrà ricredersi. «Su 35 ore solo 15 saranno di materie artistiche mentre le altre saranno dedicate alle discipline umanistico-scientifiche», sottolinea il dirigente Sergio Ambroggi, al suo ultimo anno prima della pensione. «Prima, invece, su 44 ore settimanali, 34 si svolgevano nei laboratori». Professor Ambroggi, pare che il ministro Gelmini abbia rovesciato davvero la prospettiva…  Decisamente: prima il liceo dava risposta al mondo dell'arte applicata e accontentava un'utenza di tipo vocazionale: quei ragazzi, insomma, con un interesse improntato alla pratica artistica. Oggi, invece, gli studenti che si iscrivono sono più motivati allo studio e pronti ad affrontare un carico di lavoro che consente meno abilità tecniche ma basi culturali più solide: insomma, un liceo a tutti gli effetti in cui al posto del latino e del greco si studia approfonditamente l'arte. Così saranno sempre di più i vostri alunni che, invece che puntare subito a un lavoro, si iscriveranno all'università… Penso di sì. Se già oggi il 60% si iscrive ad Architettura, Design e Moda, questa percentuale è destinata a crescere ancora. Resta aperto il problema di dare una risposta al mondo dell'artigianato artistico: credo che in futuro si sentirà il bisogno di un istituto tecnico o di un professionale nel settore artistico. Questo cambiamento ha pregiudicato le iscrizioni per il prossimo anno scolastico? Dopo anni di aumento costante, quest'anno siamo stabili. Ma un fenomeno accentuato sono le richieste di passaggio da altri istituti dopo il biennio, con l'immissione direttamente in terza. Credo sia sintomo del pregiudizio che ha sempre circondato questa scuola. Quale pregiudizio? Gli artisti sono sempre stati visti come dei bohemien e il mondo dell'arte come qualcosa di lontano da una professione che garantisse stabilità e gratificazione economica. Invece l'arte è disciplina, rigore dello studio, ricerca. Quello che dobbiamo fare, dopo l'introduzione di questa riforma, è tentare di ricostruire questa identità. Intanto, almeno le istituzioni hanno capito il nostro valore. Cosa intende? Negli ultimi tempi è migliorato il nostro rapporto con la città d'arte in cui viviamo. Le famiglie dell'Amarone d'arte ci hanno finanziato un intero laboratorio in cambio di una serie di opere che i nostri ragazzi hanno eseguito per loro. Molti ci chiedono di ideare dei loghi per eventi e manifestazioni. Stiamo realizzando delle scenografie per delle compagnie teatrali e abbiamo dipinto ambienti di asili nido e case di riposo. E poi, dal prossimo anno, partiremo nel triennio con i nuovi indirizzi: oltre a quelli tradizionali, Arti figurative, Architettura e ambiente, Design, inseriremo anche Grafica, Audiovisivo e multimediale e Scenografia: intendiamo accreditarci anche in questi settori. A proposito di istituzioni, a loro cosa chiederebbe? Di intervenire sulla sede, che è una struttura non adeguata. Le aule non sono adatte ai grandi numeri che abbiamo. E tutte le suppellettili del dismesso palazzo Bocca Trezza, ex sede del Nani, non sappiamo dove stivarle, perché non abbiamo magazzini. La sede ideale per questo liceo sarebbe L'Arsenale.

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