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Moratello aveva ragione: Riina regista della strage di Natale

LA STORIA. La Procura di Napoli individua i mandanti dell'attentato del 1984 nel quale morì una ragazza di Legnago
Nell'esplosione sul Rapido 904 Valeria perse la vita a 22 anni Il padre Renato puntò subito il dito contro i boss di Cosa Nostra

 Il treno saltato in aria nell'attentato del 23 dicembre 1984: perse la vita la veronese Valeria Moratello
Il treno saltato in aria nell'attentato del 23 dicembre 1984: perse la vita la veronese Valeria Moratello

 Il treno saltato in aria nell'attentato del 23 dicembre 1984: perse la vita la veronese Valeria Moratello
Il treno saltato in aria nell'attentato del 23 dicembre 1984: perse la vita la veronese Valeria Moratello

Renato Moratello non c'è più - è morto di tumore una decina di anni fa - altrimenti oggi avrebbe avuto una conferma in più di quanto ribadì già all'indomani della tremenda esplosione avvenuta il 23 dicembre 1984 sul rapido 904 Napoli-Milano in cui perse la vita sua figlia Valeria, 22 anni: la cosiddetta «strage di Natale» non solo era di stampo mafioso, come confermarono i processi conclusosi nel 1992 con condanne a componenti di spicco della mafia, ma avevano un regista «eccellente», Totò Riina. Lo stesso mandante della strage di Capaci e di altri eccidi italiani. Già all'epoca Moratello, mentre si dibatteva se si trattasse di un attentato nero o rosso, parlò di Cosa nostra e palesò che forse non tutti i responsabili erano stati raggiunti dalla giustizia. Infatti era così. Ma ci sono voluti 27 anni per riannodare tutti i fili di quell'orribile vicenda e lo sta facendo la procura di Napoli. Ma ora non si può cercare quel padre per raccogliere da lui almeno un briciolo di soddisfazione morale dopo anni vissuti in un dolore immenso.
«È morto ancora pieno di quel dolore», racconta Laura Lorenzoni, cugina di Renato Moratello, «non gli è mai passato per un momento. Amava moltissimo Valeria. Anche la sorella Renata, che ora si trova a Dubay, non è ha mai smesso di soffrire: ancora non riesce ad andare al cimitero di San Pietro, dove è sepolta Valeria. Se fosse in Italia, non vorrebbe affatto tornare sull'argomento».
Originario di San Pietro di Legnago, Renato Moratello si era trasferito a Bologna dove dirigeva una delle più importanti farmacie della città emiliana. Quando, alla stazione centrale di Napoli, fu inserito l'esplosivo nel rapido diretto a Milano, Valeria era ancora viva: insieme ad un'amica sarebbe salita a Firenze, dov'erano state per comperare i regali di Natale. Era attesa a Bologna alle 20. La ventiquattrenne era seduta su uno strapuntino in corridoio e guardava fuori dal finestrino. «L'esplosivo», raccontò il padre, «era proprio sopra la sua testa». Per questo, oltre lo strazio per la morte della figlia, il farmacista dovette sopportare l'indefinibile tragedia di riconoscere Valeria da alcuni brandelli, quello che era rimasto della bella studentessa che amava tornare nel paese del padre e che avrebbe voluto stabilirsi a Verona, un giorno. Anzi, stava già arredando un appartamento in città, che aveva ereditato dalla nonna paterna. I sogni di una ragazza che studiava medicina e progetta la vita. La giovane si stava per laureare in medicina: quando morì sul treno, aveva perso la madre da due anni e aveva preso in mano lei la situazione, occupandosi di suo padre e della sorella più piccola e andando anche a dare una mano nella farmacia di Bologna.
In quella strage, avvenuta in una galleria dell'appennino, morirono 16 persone, di ogni età, compreso un bimbo di 4 anni, scagliato sui fili dell'alta tensione. Ma una «creatura» era ridiventata anche Valeria, dopo la deflagrazione: quando il padre andò a riconoscere la salma, trovò un brandello di pelle intatto della figlia, a forma di stella, dove si era posata, proteggendola, una delle cinque stelline appese a una collanina d'oro che la giovane aveva ricevuto in dono dalla sorella.
Di Valeria Moratello a Legnago rimane una via, dedicatale a marzo del 1989 dal Comune: si trova a San Pietro, parte da viale Europa e raggiunge viale del Commercio.

Daniela Andreis

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