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Giro del mondo in volo con la pompa da bici

ASSI. Medaglia d’argento al valor militare in guerra, primo in Italia a pilotare uno Starfighter, il papà del sottosegretario alla Protezione civile si diletta in trasvolate


Il trucco del pilota Bertolaso per aumentare l’autonomia del suo aeroplano
Giorgio Bertolaso saluta i compaesani a Cazzano negli anni Sessanta
Giorgio Bertolaso saluta i compaesani a Cazzano negli anni Sessanta
Giorgio Bertolaso saluta i compaesani a Cazzano negli anni Sessanta
Giorgio Bertolaso saluta i compaesani a Cazzano negli anni Sessanta

Diavolo d'un Berto! I cazzanesi nei primi anni Quaranta guardavano nel cielo sopra la Val Tramigna le prodezze aeree di Giorgio Bertolaso. Lui, il primogenito della famiglia del pastificio arrivata in via Molini a metà degli anni Trenta, lo conoscevano tutti: un pilota era l'eroe per un borgo così piccolo, e in aviazione perdipiù sarebbe entrato anche un altro fratello Bertolaso, il più giovane Luciano.
Il generale, com'è chiamato da tutti perché con questo grado si è congedato dall'aeronautica militare nel 1978, è ancora ricordato «quando passava in cielo ai comandi di un Macchi, scendeva sui tetti del paese e poi tornava in alto. Era il suo modo per salutare la mamma Antonietta, ma noi per anni ci siamo chiesti come facessero i comignoli a starsene su!»
Classe 1918, nato ad Orgiano, nel Vicentino, Giorgio Bertolaso lo considerano tutti cazzanese, anche se qui, complice una straordinaria carriera militare, lo hanno visto poco. Fu il primo pilota italiano a stringere la cloche del mitico F-104 Starfighter, il cacciatore di stelle, ribattezzato dai piloti lo spillone. Bertolaso, in quel memorabile 13 marzo 1963, era colonnello al comando della quarta Aerobrigata. «Un calcio nel sedere», così definì la formidabile accelerazione del jett al decollo da Torino Caselle, dove il caccia Made in Usa veniva assemblato alla Fiat Aviazione.
Bertolaso meritò una medaglia d'argento al valor militare sul campo, in Africa settentrionale, atterrando con solo mezza carlinga. Da comandante della novantunesima Squadriglia, sempre durante la seconda guerra mondiale, effettuò più di 150 voli di guerra (oltre 80 nella sola guerra di Liberazione, dopo l'armistizio del 1943), abbattendo da solo quattro aerei nemici e altri in azioni collegiali.
Nel 1953 e 1954 comandò i Diavoli rossi, cioè il 154° Gruppo volo del 6° Stormo a Ghedi. A Cazzano tornava almeno una volta l'anno, preferibilmente in giugno, per la festa delle ciliegie. È proprio in queste occasioni, al fianco del fratello Francesco, sindaco del paese, che è stato fotografato in piazza. Bell'uomo il generale, impettito nella sua divisa blu e con quei tratti trasferiti al figlio Guido, nato nel 1950 nella capitale. Guido Bertolaso è diventato direttore del dipartimento della Protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed è diventato famoso come sottosegretario con delega all'emergenza rifiuti di Napoli.
Papà Giorgio ha fatto il giro d'Italia, ricoprendo vari incarichi a Brindisi, Grosseto, Monte Cavo, Salto di Quirra. S'è fermato a Roma, prima per comandare le scuole dell'Aeronautica militare, poi per guidare la Seconda regione aerea, quindi direttore generale del personale militare dell'Aeronautica e, infine, per presiedere il Consiglio superiore delle forze armate-sezione Aeronautica. Nel frattempo, ha conquistato l'abilitazione a volare su 60 aerei diversi.
Il pensionamento, nel 1978, più che avergli regalato un po' di riposo, l'ha invece rimesso più che mai in pista. Lo aveva fatto capire a chiare lettere lui stesso, solo due anni prima, quando s'era tolto lo sfizio di sfidare, sulla bici da corsa, monsignor Giovanni Battista Mondin. Quest'ultimo, teologo in Vaticano, deteneva il primato mondiale dell'ora per ecclesiastici. E lui, il Berto (come lo chiamavano negli anni della divisa), si portò a casa, al velodromo olimpico di Roma, il primato mondiale dell'ora per militari con 37,5 chilometri. Merito, anche, del suo straordinario preparatore, tale Fausto Coppi.
Il generale, che per le vie di Anzio, dove abita, vedono girare ancora oggi in motorino, ha anche un'altra passione, cioè quella per le immersioni subacquee. È stato lui il preparatore di Enzo Maiorca, amico fraterno con cui, nel 1973, da Comandante della base militare Perdas de Fogu in Sardegna, realizzò il record di profondità degli 80 metri.
Con un piccolo Piper Pa 28, nome di battaglia Archer III, negli anni Ottanta, prima si è avventurato nei cieli del Mediterraneo, in Europa, in Nord Africa con la bella Maria Cucchi, sua compagna. Nel 1988 compie il giro completo della Scandinavia e nel luglio 1992 realizza, assieme al generale Umberto Bernardini, il sogno di una vita, cioè il giro del mondo attraverso Russia, Siberia e Canada.
La coppia Bebè (Bertolaso-Bernardini) infrange gli stereotipi del monomotore e conduce in una indimenticabile avventura i due generali in un'impresa lungo 35mila chilometri e 22 giorni.
Il segreto? Una semplice pompa di bicicletta, geniale soluzione al problema del serbatoio di dimensioni ridotte. A rifornire quello supplementare furono caricate nell'abitacolo cinque taniche da 25 litri, collegabili allo stesso con l'uso della pompa da bici.
Ma non è ancora tutto: ad 84 anni ha lasciato l'Italia a bocca aperta lanciandosi per la prima volta con il paracadute, lancio guidato con istruttore che ha consolidato il mito giusto un anno prima di ripercorrere, con sei aerei dell'Aeroclub Latina (di cui è stato presidente dal 2001 al 2005), l'itinerario della Crociera del Mediterraneo che nel 1929 approdò ad Odessa.

Paola Dalli Cani

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