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Giacino in carcere. Tosi:
«Perché dimettermi?»

L'ex vicesindaco è stato portato a Montorio. L'accusa è quella di corruzione. Il sindaco: «Non sono nè indagato, nè lontanamente sfiorato da una di queste vicende»
Giacino davanti alle tavole del Pat
Giacino davanti alle tavole del Pat
Giacino davanti alle tavole del Pat
Giacino davanti alle tavole del Pat

VERONA. L'ex vicesindaco di Verona Vito Giacino è stato arrestato stamattina, su ordine della Procura, assieme alla moglie Alessandra Lodi. L'accusa è quella di corruzione.

Nell’autunno scorso scoppiò il caso dopo una lettera anonima: gli accertamenti avviati riguardavano appalti e consulenze alla moglie. Giacino si era dimesso dall’incarico il 15 novembre scorso, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati. Giacino, avvocato, 41 anni, fu leader veneto dei giovani di Forza Italia, e alle ultime elezioni, nella Lista Tosi, era stato il candidato più votato. Ricoprì l'incarico di assessore all'Urbanistica e, poi, all'Edilizia privata.

L'ex vicesindaco è stato condotto poco prima delle 11 nel carcere di Montorio. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dal pubblico ministero Beatrice Zanotti, è stata firmata dal Gip Guido Taramelli che ha disposto la misura dei domiciliari per la moglie di Giacino.

Vito Giacino, al momento delle dimissioni, aveva inviato una lettera al sindaco Flavio Tosi spiegando che non voleva in alcun modo che la sua vicenda potesse danneggiare l’immagine dell’amministrazione comunale.

«Flavio Tosi non è indagato», lo ha detto il procuratore capo di Verona, Mario Giulio Schinaia, rispondendo ai cronisti. Il procuratore ha spiegato che nell’inchiesta non ci sono elementi riconducibili al sindaco: «quindi ribadisco che Tosi sicuramente non è indagato» ha concluso Schinaia.

Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha detto di augurarsi che l’ex vicesindaco possa dimostrare la sua innocenza e rilevato che stupisce la tempistica dell’arresto a mesi di distanza dall’avvio delle indagini e dalle dimissioni dell’indagato. «Dell’inchiesta, per il momento, non sappiamo nulla. Come ha detto il procuratore della Repubblica Schinaia - ha rilevato Tosi - ora inizia la fase di accertamento della verità, dato che il processo non è ancora stato avviato, e mi auguro che l’ex vicesindaco Vito Giacino riesca a dimostrare la sua innocenza. Stupisce la tempistica di un arresto che arriva a mesi di distanza dall’avvio dell’indagine e a 3 mesi dalle dimissioni da vicesindaco; per un arresto preventivo dovrebbe sussistere almeno una delle tre condizioni necessarie: reiterazione del reato, pericolo di fuga o inquinamento delle prove. Non si capisce cosa sia attribuibile a Giacino che da tempo non ha ruoli politici e amministrativi. Comunque, non mi esprimerò finchè non sarò a conoscenza dei fatti».

«La coincidenza si nota»: il sindaco di Verona ha risposto così alla domanda sulle inchieste che coinvolgono enti partecipati dal comune scaligero. «C’è tutta serie di indagini - ha spiegato Tosi -, che riguardano future collegate, la gran parte sono dirigenti e dipendenti e non politici, aspettiamo l’accertamento della verità». «Sicuramente - ha aggiunto - c’è un grande interesse attorno agli atti amministrativi dell’amministrazione o delle partecipate. Ma l’attività di verifica della magistratura ci sta». «L’errore - ha continuato Tosi -, in questo caso sarebbe, e spesso accade, di processare e condannare prima pubblicamente chi è coinvolto: quando in Italia le cronache giudiziarie molte volte hanno dimostrato che statisticamente le inchieste di questo tipo finiscono in maniera diversa da come sono cominciate». «Questo significa anche rispettare le persone coinvolte invece di aggredirle», ha concluso il sindaco di Verona.

«Perchè dovrei dimettermi? Non c’è alcun motivo per farlo e non ne capisco il motivo». Lo ha detto all’Ansa il sindaco Flavio Tosi, riguardo alla richiesta di sue dimissioni del Movimento 5 Stelle e di Forza Nuova, dopo l’arresto dell’ex vice sindaco. Un’indagine che segue quelle che hanno toccato altri enti partecipati dal comune scaligero. «Non sono nè indagato, nè lontanamente sfiorato da una di queste vicende», ha spiegato Tosi. «Quindi - ha aggiunto riguardo alle richieste di dimissioni - sarebbe veramente un non senso».

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