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Gardaland, per 37 lavoratori
arriva la cassa integrazione

CASTELNUOVO. Sconcerto tra i rappresentanti dei dipendenti, che speravano in soluzioni meno drastiche alla crisi

I dubbi dei sindacati: «È soltanto per tre mesi e manca la sospensione della messa in mobilità Mercoledì in assemblea decideremo cosa fare»
Una panoramica del parco divertimenti di Gardaland
Una panoramica del parco divertimenti di Gardaland
Una panoramica del parco divertimenti di Gardaland
Una panoramica del parco divertimenti di Gardaland

Non parla nessuno tra i dipendenti di Gardaland. A conferma di un clima che nelle ultime settimane si è fatto particolarmente pesante. Nessuna voce nemmeno adesso che sono iniziate ad arrivare le lettere che annunciano la messa in Cassa di integrazione in deroga: tre mesi, per 37 dei 65 dipendenti in esubero, per i quali il più importante dei Parchi a tema italiani ha attivato la procedura di mobilità. Mobilità che non è stata ritirata - come richiesto dai rappresentanti sindacali nel corso dell'ultimo incontro con i dirigenti di Gardaland - e che rimane dunque come una sorta di spada di Damocle all'orizzonte di queste persone il cui numero è sceso da 65 a 37 perché per gli altri 28 sono cambiate le condizioni iniziali: c'è chi ha accettato la proposta e l'incentivo dell'azienda per la cessazione del rapporto su base volontaria. Per certi dipendenti è mutato invece l'atteggiamento della società: alcuni rimarranno a tempo determinato ma saranno riutilizzati in altri ambiti; alcune posizioni sono state congelate e altre sono ancora in fase di valutazione. Infine c'è un gruppo di lavoratori che passerà ad un fornitore di servizi: una sorta di terzializzazione non particolarmente gradita alle forze sindacali per l'impossibilità di garantire la continuità di collaborazione tra Gardaland e questo stesso fornitore.  Le sole voci in questo cambio epocale di scenario, e non solo per l'area del lago di Garda - infatti il lavoro stagionale sul lago e in particolare a Gardaland ha significato i primi guadagni per molti giovani provenienti anche dalla città e dall'entroterra lacustre - sono quelle degli esponenti sindacali. Esprimono tutte rammarico per questa scelta. «È una scelta unilaterale dell'azienda quella di procedere alla cassa integrazione senza la revoca della mobilità. Mercoledì prossimo incontreremo tutti i lavoratori coinvolti, quelli in cassa integrazione e gli altri, e con loro valuteremo le eventuali iniziative da intraprendere, sia adesso che in prospettiva, anche alla luce dei passi successivi che farà l'azienda», spiega Riccardo Consolati della Cgil, che insiste sul significato della richiesta di revoca della mobilità. «L'obiettivo era quello di alleggerire il clima interno e, di pari passo, di attivare la cassa integrazione per sei mesi, in modo di dare tempo all'azienda e ai lavoratori di trovare insieme una soluzione, inclusa l'accettazione dell'uscita su forma volontaria», prosegue il referente della Cgil, «il fatto che sia accaduto già per alcuni di questi lavoratori dimostra che avevamo visto giusto. Solo si trattava di fare tutto in un clima più sereno, appunto, e con una modalità condivisa. E invece questo alleggerimento non c'è stato.  La preoccupazione di tutti è che alla fine di questi tre mesi segua la messa in mobilità. Perché dal momento del mancato accordo l'azienda ha 120 giorni di tempo per licenziare e la cassa integrazione di tre mesi, anziché sei, consente a Gardaland di rimanere nei termini».  «Insomma», conclude Consolati, «tutti noi speriamo che questa vicenda si concluda nel migliore dei modi, ma le perplessità sono molte, così come gli interrogativi su qual è la prospettiva verso la quale si muove questa azienda».

Giuditta Bolognesi

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