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LA LEGGE DI STABILITÀ.

Entrate, a rischio 13 miliardi L'allarme della Corte dei Conti

Ma il Tesoro rassicura: «Nessun buco nel gettito» I magistrati contabili: esclusa una manovra bis
Tesoro, il ministro Saccomanni
Tesoro, il ministro Saccomanni
Tesoro, il ministro Saccomanni
Tesoro, il ministro Saccomanni

ROMA
La Corte dei Conti boccia la legge di Stabilità del governo Letta che a suo giudizio non assicura né rigore sui conti, né interventi per la crescita. In più contiene il rischio di non riuscire a garantire circa 13,7 miliardi di entrate tra il 2017 e il 2020. Da censurare anche la presenza nella legge di circa 200 micro-norme settoriali o particolari che ne mettono a rischio il quadro globale. Ma più in generale è la situazione della nostra economia a preoccupare la Corte. Nonostante la «tregua fiscale» decisa dal governo nel 2014, le prospettive non si presentano rosee: credito ancora col contagocce e pochi margini per aggredire la spesa. Unica luce il risparmio possibile sui tassi di interesse in continua discesa.
L'allarme della Corte è però nettamente smentito dal Tesoro che in una nota ha assicurato: «Non ci sarà nessun vuoto di gettito, l'impianto complessivo della legge garantisce la piena tenuta dei conti anche negli anni successivi».
Il ministro dell'Economia uscente, Fabrizio Saccomanni, concorda invece con la Corte sulle prospettive generali. E ieri ha avvertito: «La ripresa economica è ancora vulnerabile e le fragilità globali e i rischi al ribasso per la stabilità finanziaria persistono ancora». Una fragilità certificata anche dall'Ocse: nel quarto trimestre 2013 fra i Paesi dell'Euro, l'Italia segna +0,1%, la Germania +0,4%, la Francia +0,1% tornando al segno positivo per la prima volta dal terzo trimestre 2011.
L'analisi della Corte dei Conti getta un'ombra in più e contiene una serie di osservazioni sulla manovra varata da Letta. Il documento tiene conto delle prospettive della finanza pubblica dopo la legge di Stabilità, esclude la necessità imminente di una manovra bis, anche se ci sono segnali modesti di ripresa.
La Corte dei Conti prende in esame anche l'accelerazione dei pagamenti della Pubblica amministrazione che però non sembrano aver dato un particolare impulso all'economia. Così come la stretta creditizia non accennerà ad attenuarsi quest'anno. Unico spazio individuato nel documento della Corte è quello legato al possibile risparmio sugli interessi che la rinnovata credibilità del Paese potrebbe offrire. Ma c'è da tener conto della necessità di tenere i saldi invariati: quindi il 2014 dovrebbe essere anche l'occasione di incidere in modo forte sulle riforme per aumentare la crescita del Pil. Una crescita che allo stato appare sovrastimata dal governo (con un incremento dei consumi che si fermerebbe allo 0,7%) e che dovrà fare i conti con le misure restrittive introdotte dal governo Letta.
Insomma malgrado gli sforzi non c'è ancora da stare sereni e i rischi ci sono ancora tutti nonostante un'inversione di tendenza dei principali indicatori macro dell'economia nazionale.
E il sentiero si fa ancora più stretto a causa dei vincoli europei sul rientro dal debito. Malgrado la volontà della Ue di aprire ad una maggior flessibilità sul tetto del 3%, l'Italia dovrà infatti garantire una politica di riforme strutturali che non può essere interrotta. E ieri il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri ha ammonito che su questo terreno i magistrati contabili sono pronti a fare la loro parte vigilando sul rispetto dei vincoli sui conti pubblici.

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