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Verona leader dell’enologia nazionale

Vigneti  Nel Veronese molte le doc, dal Valpolicella (in foto) al Soave, Durello, Custoza, Bardolino, Lugana e Bardolino
Vigneti Nel Veronese molte le doc, dal Valpolicella (in foto) al Soave, Durello, Custoza, Bardolino, Lugana e Bardolino
Vigneti  Nel Veronese molte le doc, dal Valpolicella (in foto) al Soave, Durello, Custoza, Bardolino, Lugana e Bardolino
Vigneti Nel Veronese molte le doc, dal Valpolicella (in foto) al Soave, Durello, Custoza, Bardolino, Lugana e Bardolino

Lasciati alle spalle i mesi difficili dei lockdown e delle limitazioni, i maggiori produttori di vino tricolore si attendono per il 2021 una crescita della domanda del +3,5%, che arriverebbe al +4,6% per la sola componente export. Mentre le principali società di spirits, stimano vendite in salita del 5,4% e del 4% sulle destinazioni straniere. A certificarlo, il primo report congiunto sul settore vino e alcolici italiano, dedicato all’analisi dei mercati domestici e internazionali e allo studio delle dinamiche socio-culturali di consumo, redatto da Area Studi Mediobanca, Ufficio studi di Sace (Società di assicurazione del credito di imprese esportatrici) e Ipsos (Istituto di analisi e ricerche di mercato). Lo scenario Il 2020 per i maggiori produttori italiani di vino ha chiuso con un calo di fatturato del 4,1% (-6,3% il mercato interno, -1,9% l’estero). L’ebit margin ha riportato una lieve contrazione arretrando al 5,8%, rispetto al 6,2% del 2019. L’incidenza del risultato netto sul fatturato ha performato bene, con una leggera variazione dal 4,2% al 4,1%. I vini frizzanti hanno perso più terreno (-6,7%) dei vini fermi (-3,5%). Le cooperative hanno contenuto la flessione al 2%. La classifica La leadership di vendite resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-Giv, con fatturato a 581 milioni di euro (-4,4% sul 2019), nettamente distanziato dalla seconda posizione che spetta a un’altra coop, la romagnola Caviro, i cui ricavi balzano al +10%, avvicinandosi a 362 milioni. Gran parte del volume d’affari della prima si deve a Gruppo italiano vini (Giv) di Calmasino che si ferma a 393,2 milioni (-3,8% sul 2019). Il 75,7% dei ricavi, pari a 297,7 milioni è generato da vendite sui mercati esteri (-3,9%). Completa il podio la veneta Casa Vinicola Botter (230 milioni, +6,4%). Seguono altre cinque aziende con fatturato superiore ai 200 milioni: la toscana Antinori (215; -12,5%), la trentina Cavit (210; +9,6%), le piemontesi Fratelli Martini (208; +1,1%), IWB Italian Wine Brands (204, +29,7%) e la scaligera Enoitalia, che ha realizzato una crescita dello 0,8%, portandosi a 201 milioni. Quest’ultima impresa, basata a Calmasino, ha portato il proprio export a 158,7 milioni in aumento dell’1,6%. La recente acquisizione di IWB su Enoitalia dà vita a un player da circa 405 milioni di euro, che sarebbe secondo in Italia nel 2020. La presenza veronese Scorrendo la griglia delle 50 best performer, si incontrano inoltre Cantina di Soave e Collis Group di Monteforte d’Alpone, entrambe cooperative, rispettivamente al 13° e 20° posto. La prima perde l’11,2% del fatturato fermandosi a 120,8milioni ma guadagna il 2,9% sui mercati esteri, dove vende per 43,3 milioni (pari al 35,9% del volume d’affari totale). La seconda arretra a 104,8 milioni di ricavi (-3,8%), aumentando dello 0,7% la quota estero. Chi cresce di più In termini di maggiori incrementi di ricavi, IWB domina la scena con un +29,7%. A tallonarla, Contri Spumanti di Cazzano di Tramigna, con un +13,8% (107,1 milioni), risultato ottenuto grazie a un miglior posizionamento oltreconfine, dove l’impresa realizza 60 milioni di volume di vendite, in crescita del 27,5%. Nell’elenco anche le veronesi Masi Agricola, Pasqua Vigneti e Cantine e Casa Vinicola Sartori, sbilanciate sul canale horeca e con qualche segnale d’affanno. Come pure le tante venete produttrici di bollicine, la cui domanda è scesa nell’anno della pandemia. Primato Veneto Complessivamente quasi la metà delle prime 50 imprese italiane del vino e alcolici è veneta. Ed è veneto il primato di vino prodotto, sia a volume sia a valore, circa il 20% del totale nazionale. Il Veneto conserva anche il primo posto per esportazioni, pari al 35,5% italiano, anche se in calo del 3,3% lo scorso anno.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valeria Zanetti

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