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«Un decreto insufficiente Così le imprese falliscono»

Una fonderia Le aziende del comparto consumano molta energia elettrica
Una fonderia Le aziende del comparto consumano molta energia elettrica
Una fonderia Le aziende del comparto consumano molta energia elettrica
Una fonderia Le aziende del comparto consumano molta energia elettrica

Pienamente insufficiente. Questa la valutazione degli imprenditori in merito al decreto legge Sostegni Ter che stanzia 1,7 miliardi di euro contro il caro-bollette, approvato venerdì. Un decreto bocciato in modo particolare da chi guida aziende nei settori energivori. Credito d’imposta e filiere «Le misure necessarie a calmierare i prezzi energetici alla fonte sono le grandi assenti del provvedimento. Inconcepibile, tra l’altro, la decisione di utilizzare il credito d'imposta per fronteggiare l'emergenza. Il meccanismo non risolve i seri problemi di liquidità del mondo produttivo», attacca Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l'associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane e ad di Zanardi Fonderie di Minerbe. Ma c’è di peggio: il Dl riconosce il credito d’imposta solo sugli acquisti di energia elettrica relativi ai primi tre mesi di quest’anno, senza nessun tentativo di calmierare il costo del gas e tagliando completamente fuori le filiere del cartario, vetro e ceramica. Cartiere grandi assenti «Le nostre attività – precisa infatti Lorenzo Poli, numero uno di Assocarta, ad di Cartiere Saci e vicepresidente di Confindustria Verona – acquistano solo gas naturale perché autoproducono l’energia con le centrali di cogenerazione. Sono quindi del tutto escluse da eventuali benefici». Insomma il testo interviene solo su chi ha visto lievitare la bolletta della luce, come appunto le fonderie. La debolezza del Dl, insiste Zanardi, sta inoltre nella scelta del Governo di utilizzare uno strumento fiscale che non consente alle imprese di accedere ad una liquidità immediata. «Saremo quindi costretti ad applicare prezzi a valle che, oltre a metterci fuori mercato rispetto alla concorrenza europea, contribuiranno a una rapida escalation della già galoppante inflazione», evidenzia prevedendo un futuro a tinte fosche. «Assisteremo fra pochi mesi ad aziende che porteranno i libri in tribunale, vantando crediti ingenti da parte dello Stato, derivanti dagli investimenti 4.0 e da quest'ultimo ulteriore provvedimento palliativo. Per beneficiare di tali misure, infatti, le aziende devono essere messe in condizione di generare margini operativi adeguati», ragiona. Pochi maturano crediti Chi non fa utili, matura pochi crediti e avvia quindi la propria impresa verso una situazione debitoria pesante. «Un peccato che i nostri tecnici confindustriali, che avevano proposto misure in aiuto alle imprese dall’entità ragionevole di circa 7,5miliardi per mettere in sicurezza decine di miliardi di valore della produzione non siano stati ascoltati», chiosa. «Ora ci ritroviamo al punto di partenza, con i cassetti pieni di ordini e l’impossibilità di cavalcare questa ripresa», prosegue. «Indispensabile che il decreto venga aggiustato in modo da equiparare chi compra a chi produce energia elettrica. Dopodiché resterà il problema della liquidità», tira le fila Poli, che bolla le misure come insufficienti. «Tra l'altro - osserva – le coperture al Dl derivano dai proventi delle aste CO2 (anidride carbonica ndr), pagati dalle imprese energivore, come le cartiere, le cui risorse dovrebbero essere utilizzate per la decarbonizzazione dell'industria». E cioè per rendere più green proprio i sistemi produttivi che ancora emettono la principale quantità di anidride carbonica. «Si tratta, infine, di misure congiunturali e non strutturali: piccoli interventi spot senza una visione di lungo termine, totalmente insufficienti a contrastare i fortissimi incrementi di costi che stiamo subendo», riflette. Paesi vicini come Francia e Germania, «stanno invece mettendo a fuoco misure strutturali e di politica industriale, con aiuti nell’ordine della decina di miliardi», precisa. Neanche i piccoli imprenditori sono entusiasti del Dl, «che prova ad attenuare l’impatto del caro-bollette anche sulle piccole imprese, ma resta un intervento temporaneo», afferma il presidente di Confartigianato Verona, Roberto Iraci Sareri. «Il prossimo e irrinunciabile passo da compiere con rapidità consiste nella riforma strutturale della bolletta elettrica, eliminando gli assurdi squilibri che oggi penalizzano i piccoli imprenditori, costretti a pagare il 49% degli oneri generali di sistema per finanziare una serie di agevolazioni destinate agli impianti energivori», conclude.•.

Valeria Zanetti

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