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Startup aperte in digitale Verona è quarta in Italia

Bruno Giordano
Bruno Giordano
Bruno Giordano
Bruno Giordano

Verona è la quarta provincia d’Italia, alle spalle di Milano, Roma e Padova, per numero di startup avviate con la nuova modalità digitale: sono 102 le imprese che hanno optato per il sistema online, risparmiando così tempo ma anche denaro, circa duemila euro a società. La fotografia, aggiornata al 30 settembre, è in un rapporto realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero dello sviluppo economico. Dai dati risulta anche che il Veneto è al terzo posto tra le regioni italiane, ma dietro i «colossi» Lombardia e Lazio. E il secondo posto è a un'incollatura: se la Lombardia è irraggiungibile con 928 startup, il Lazio è a 380, il Veneto è a 377. In Italia sono 2.475 le startup che hanno optato per la procedura interamente online, con atti fondativi validati mediante firma digitale tramite la piattaforma startup.registroimprese.it; altre 947 hanno scelto di usare la nuova procedura tramite i servizi d'assistenza della Camera di Commercio. Ci sono poi 90 startup che hanno costituito l'azienda con atto pubblico, rivolgendosi a un notaio, ma usando il modello previsto dalla modalità di costituzione online. C’è un dato che emerge nel rapporto, e riguarda le startup innovative, costituite online, iscritte nell’apposito registro tra luglio e settembre 2020: nonostante l’incertezza e i provvedimenti legati al contrasto dell’emergenza Covid-19, che ha inciso sull’intero sistema industriale, è il numero più alto tra tutti i trimestri presi in considerazione dal 2016. Per Bruno Giordano, vicepresidente di Confindustria Verona per le aggregazioni di filiera e start up per la crescita, «un aumento di imprese innovative in questo periodo ha senso: innanzitutto ci troviamo in un territorio dove la manifattura è forte e il terreno è fertile per questi progetti. Ma c’è di più: per i giovani i momenti di crisi sono uno stimolo per adattarsi e andare oltre, immaginando cose che non esistono». Il problema è il passaggio dalle idee alla creazione di una società in grado di funzionare sul mercato. «La maggior parte delle startup non sopravvive», sottolinea Giordano, «in Italia non esiste un sistema strutturato per accompagnare i ragazzi nel mettere in pratica le loro visioni. Eppure la nostra provincia avrebbe tutte le carte in regole per supportare queste società: è un’area felice, con aziende leader nel mondo, una Confindustria tra le più forti, l’Università è un’eccellenza, Its, uno spazio di coworking e supporto agli startupper come 311, banche e una fondazione come Cariverona. Ma bisognerebbe mettere a sistema le energie e convogliarle nella stessa direzione, a favore dei giovani, che hanno coraggio e idee. Più che a forme di assistenzialismo, utile pensare a percorsi per supportare i giovani e creare posti di lavoro». •

Francesca Lorandi

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