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Riso veronese, prodotto in calo e prezzi in salita

Riso Immagine di archivio di una risaia nel Veronese DIENNEFOTO
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Produzione in calo del 10 %, ma prezzi in salita. È il bilancio della raccolta del riso veronese, complessivamente positiva. I produttori però sono in allarme a causa della scadenza della clausola di salvaguardia e dell’avvio della nuova Pac. «L’annata si era aperta nel modo migliore, con un periodo molto piovoso tra aprile e maggio, perfetto per la semina in asciutta, praticata dalla maggior parte dei risicoltori scaligeri. Il freddo di maggio poi ha leggermente rallentato la crescita, anche se il caldo ha in seguito consentito un certo recupero. I prezzi sono positivi, in aumento del 10%, anche in virtù delle scorte bassissime rimaste di Vialone Nano», afferma Romualdo Caifa, presidente dei risicoltori di Confagricoltura Verona. «La qualità è in linea con l’anno scorso. Le quotazioni stanno salendo per ragioni geopolitiche: Cina e Stati Uniti si accaparrano materie alimentari dall’Europa. L’Italia esporta soprattutto in Germania e in Gran Bretagna ma, a seguito del protocollo siglato nel 2020, flussi di esportazione sono aperti verso la Cina», osserva Andrea Lavagnoli, presidente provinciale di Cia. Intanto Coldiretti Veneto punta l’indice contro l’aumento dei costi dei carburanti, che condiziona già ora il reddito dei risicoltori, comprimendo la marginalità delle imprese del settore. Il Veronese è leader in Veneto nella coltivazione del cereale. Nel 2020 gli investimenti sono risultati in leggera flessione, con 2.180 ettari (-2,6%) che costituiscono il 90% del totale regionale (3.240 ettari). Il Vialone Nano Igp resta il prodotto di nicchia, venduto soprattutto a livello locale, con una quota di produzione attorno al 80-85%, seguito da Carnaroli (10%) e altri risi. L’attenzione degli imprenditori è ora indirizzata su tre aspetti, fanno presente le associazioni di categoria del primario scaligero. Primo, la scadenza della clausola di salvaguardia, il 18 gennaio 2022, che, in considerazione del carattere strategico del riso, evidente in pandemia, a livello Ue renderà necessaria l’introduzione di dazi sull’import per evitare l’invasione della derrata da Cambogia e Myanmar. Secondo, la messa al bando europea dal gennaio 2023 del glifosate, prodotto chimico erbicida usato su larga scala. Terzo, l’avvio della nuova Pac con i forti rafforzamenti ambientali che introduce, a cui le aziende risicole dovranno adattarsi. «Se i prodotti agricoli europei sono e saranno sempre più vincolati a parametri di rispetto della salvaguardia ambientale, della salute e delle condizioni di lavoro, ci si attende che gli stessi criteri vengano adottati sul riso d’importazione», riflette Lavagnoli. «Intanto rimane prioritario che i produttori possano avere prospettive durevoli: il patrimonio risicolo italiano deve poter contare su contratti con le altre componenti della filiera, che garantiscano il riconoscimento del valore dei cereali coltivati sul territorio», conclude. •.

Valeria Zanetti

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