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«Più competitivi grazie all’economia circolare»

Otto aziende italiane su dieci che hanno avviato un percorso di economia circolare hanno visto aumentare il valore del prodotto offerto, sei su dieci sono riuscite a entrare in nuovi mercati, il 55% ha migliorato la competitività in quelli nei quali già era presente. E poi il 65% ha innalzato il posizionamento del brand e il 44% ha ridotto i costi. Potrebbero bastare questi numeri, snocciolati da Nicolò Cristoni, Sustainability & Circular Economy Consultant di Sgs Italia, azienda leader nel mondo per i servizi di ispezione, analisi e certificazione, a spingere gli imprenditori ad intraprendere questa strada. Ma c’è anche altro: la necessità «di allinearsi alla richiesta delle grandi multinazionali che cercano fornitori con queste caratteristiche, di far fronte al problema delle materie prime, di rispondere alle richieste dei “green consumer“ disposti a pagare di più per prodotti caratterizzati da sostenibilità e circolarità, e c’è anche un contesto normativo in cambiamento», ha elencato Cristoni, intervenendo al webinar organizzato da Confindustria Verona «Economia circolare: modelli di business che creano valore a basso impatto ambientale», organizzato nell’ambito del progetto «Crescere sostenibili». Il cuore della questione è proprio quello riportato dal titolo: «L’economia circolare è un modello aziendale ed economico che permette di aumentare il volume di produzione, riducendo l’impatto sull’ambiente e creando posti di lavoro», ha sintetizzato Cristoni. Un modello non così lontano dalle imprese scaligere: «Molte delle nostre aziende», ha spiegato Michele Lovato, vicepresidente con delega alla sostenibilità ed economia circolare di Confindustria Verona, «hanno già intrapreso percorsi di sostenibilità, magari senza rendersene conto. Non si tratta quindi di una strada così nuova: da sempre gli imprenditori sono attenti a ridurre i costi e l’impatto sull’ambiente. Non a caso», ha sottolineato Lovato, «l’Italia è il primo Paese in Europa per materia prima recuperata e siamo i più virtuosi al mondo nel riutilizzo delle materie di scarto dei processi produttivi». La strada è quella dell’economia circolare, le vie per arrivarci sono numerose. L’obiettivo dell’incontro promosso da Confindustria Verona è stato quello di mostrare alcuni esempi concreti. Roberto Dalla Valle, presidente di Stone Italiana, ha raccontato che «quarant’anni fa il nostro primo prodotto era stato realizzato con gli scarti di altre aziende del marmo: siamo partiti fin dall’inizio facendo economia circolare e da allora non ci siamo mai fermati grazie alla ricerca e all’innovazione». Per rendere l’idea l’ultimo prodotto presentato dall’azienda di Zimella è il Cosmolite, una lastra che nella composizione prevede nuovi inerti diversi dal quarzo, provenienti per il 100% da riciclato pre-consumo. Diverso settore ma analogo obiettivo «green» per Number One Logistic Group, società specializzata in logistica integrata con una sede a Isola Rizza. «L’impiego di mezzi meno inquinanti», ha spiegato il presidente Renzo Sartori, «ci ha permesso di ridurre di 50mila tonnellate l’anidride carbonica nei trasporti. Abbiamo poi avviato Syncro, un processo per la razionalizzazione dei flussi nella filiera che sincronizza le forniture ai nostri committenti, migliorando il servizio e apportando benefici ambientali». Cristoni ha indicato quattro modelli per l’economia circolare: «C’è quello che prevede la trasformazione dei processi e quello che punta ai servizi, passando ad esempio dalla vendita del prodotto al noleggio. Quello che prevede l’estensione della vita dei prodotti, valorizzandoli al massimo anche dopo il fine vita, e quello che recupera gli scarti per donargli nuova vita, ripensando i prodotti e realizzandoli con materiali di recupero».•. F.L.

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