«Il fatto che facciamo Operawine e che Wine Spectator abbia dato la sua disponibilità ancora in piena pandemia è un segnale molto importante che Verona continua ad essere la capitale del vino italiano». Lo ha detto il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, inaugurando, oggi nella Gallerie Marcatali, la 10a edizione di Operawine.
Vino, promozione e business in presenza. Sono le parole chiave di Veronafiere per l’edizione del decennale, ospitato proprio di fronte al quartiere fieristico, che mette in vetrina i 186 produttori portabandiera del vino nel mondo, selezionati dalla rivista americana di settore più influente sui mercati internazionali. «Guardo questo evento - ha detto Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Affari Esteri - e vedo due filoni di quello che è stato fatto quest’anno: la parte fiere, che ha visto un lavoro quasi quotidiano del Governo con Aefi, presieduta da Maurizio Danese, perché non vanno dimenticati i ristori per un settore che a causa della pandemia ha visto crollare il fatturato del 90%». «E poi - ha proseguito - la parte del vino anche durante la pandemia è cresciuta. L’Italia in termini di volumi nel 2020 è stata la prima a livello europeo; per valore tutto il comparto è un po' calato, ma meno dei competitors di Francia e Spagna, ad esempio. E questo ha permesso di recuperare dei margini».
«Ma soprattutto è un comparto che ha dimostrato, e questo non è merito delle politica, ma tutto dei produttori, una resilienza incredibile, una capacità di programmare per il futuro anche in un momento oggettivamente drammatico, nel quale l’horeca era sostanzialmente ferma e quindi era molto complicato raggiungere quote di mercato» ha concluso. Sul gradino più alto del podio di questa edizione del decennale di Operawine la Toscana con 47 vini selezionati, seguita dal Veneto con 27 e Piemonte con 20.