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Impennata

Il prezzo dell’olio cresce, sugli scaffali tornano i surrogati

di Luca Fiorin
Un litro di condimento a base vegetale si trova a meno di 4 euro; l’extravergine di oliva costa almeno il triplo nella grande distribuzione
Una bottiglia di succedaneo dell’olio
Una bottiglia di succedaneo dell’olio
Una bottiglia di succedaneo dell’olio
Una bottiglia di succedaneo dell’olio

L’impennata del prezzo dell’olio di oliva, soprattutto dell’extravergine, sta facendo emergere un fenomeno commerciale che si pensava relegato ad altri tempi. Sugli scaffali della grande distribuzione organizzata in queste settimane sono apparse bottiglie con forme ed etichette che rimandano a quelle dell’olio derivato dalle olive, ma in cui sono contenuti dei «condimenti» che vengono realizzati mescolando prodotti derivanti dalla spremitura di vari vegetali ed aromi.

Si tratta, insomma, di una riedizione dei surrogati, o dei succedanei che dir si voglia, che venivano commercializzati in un lontano passato. Prodotti che riproducevano in qualche modo generi alimentari introvabili o molto costosi. Un esempio su tutti, la Miscela Leone fatta di cicoria, bietole, cereali e melassa che nei primi decenni dello scorso secolo veniva venduta al posto del caffè. Così come allora, i surrogati costano molto meno degli originali. Un litro di «condimento» si può infatti trovare a prezzi inferiori ai quattro euro, mentre un litro d’olio costa almeno il triplo, se non il quadruplo.

Il report Coldiretti

In base a un report diffuso da Coldiretti, l’olio extravergine di oliva è «il prodotto che ha fatto registrare i maggiori rincari nel carrello della spesa delle famiglie a tavola». Stiamo parlando di una recente impennata dei prezzi pari al 42%. Su questo aumento pesa la scarsa raccolta di olive all’estero. In particolare nella penisola iberica, che è il primo produttore ed esportatore mondiale. La federazione dei coltivatori ed il consorzio olivicolo italiano Unaprol rimarcano che «sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia». «Le importazioni italiane di olio d’oliva dall’estero hanno segnato il record del secolo per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022, con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023», spiega un’elaborazione di dati Istat diffusa da Coldiretti.

Considerato l’aumento dei prezzi, è inevitabile che molti vadano alla ricerca del prodotto meno caro. E così trovano spazio anche i condimenti proposti da marchi più o meno noti in cui si mescolano, non si sa in quale misura, all’olio extravergine di oliva altri oli vegetali o quelli a base di olio di girasole e mais e vinacciolo.

«Tornati indietro di sessant'anni»

«Siamo tornati indietro di sessant’anni, nonostante la normativa dica che gli oli di oliva non si possono mescolare a quelli di semi», afferma Enzo Gambin, a capo di Aipo, l’associazione che riunisce i produttori di olive di quasi tutto il Nord Italia. «Quando ero ragazzino si comprava l’olio miscelato, perché così costava meno, ma dagli anni Sessanta le regole, ed anche le abitudini dei consumatori, sono cambiate», spiega il presidente. «Adesso ci troviamo a rivedere situazioni che pensavamo dimenticate», aggiunge. «La legge non è purtroppo chiarissima e questo sta facendo sì che ora arrivino sul mercato prodotti che sono molto lontani da quei condimenti che già venivano venduti aromatizzando l’olio extravergine di oliva», precisa.

Secondo Gambin, non è detto che questa situazione si traduca in una penalizzazione per i produttori. «In fin dei conti, in questo momento l’olio extravergine di oliva è un prodotto che viene percepito come di lusso, per cui non mancano le persone disposte a pagare di più per acquistarlo», sottolinea. Resta il fatto che c’è una situazione particolare in atto, di cui bisogna tenere conto.

Prezzi elevati

«I prezzi dell’olio resteranno elevati almeno sino a tutto il 2024, sperando che la prossima campagna di raccolta delle olive sia quantitativamente migliore, per cui è necessario che sul mercato venga garantita la presenza di prodotti più abbordabili, anche se di qualità», aggiunge il presidente degli olivicoltori. «Si può proporre di più l’olio vergine, che rispetto all’extravergine è un po’ più dolce, ma che è comunque buono, così come è pensabile garantire una maggiore disponibilità di olio di sansa, che è comunque meglio di prodotti derivanti da miscele», conclude.

 

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