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Non chiamateli scarti: lunga vita a mobili e abiti

Dai tradizionali mercati dell’antiquariato, ai negozi del riuso fino alle compravendite online: le strade per vendere e acquistare merce usata si stanno moltiplicando
Dai tradizionali mercati dell’antiquariato, ai negozi del riuso fino alle compravendite online: le strade per vendere e acquistare merce usata si stanno moltiplicando
Dai tradizionali mercati dell’antiquariato, ai negozi del riuso fino alle compravendite online: le strade per vendere e acquistare merce usata si stanno moltiplicando
Dai tradizionali mercati dell’antiquariato, ai negozi del riuso fino alle compravendite online: le strade per vendere e acquistare merce usata si stanno moltiplicando

Saranno gli stravolgimenti economici degli ultimi anni, sarà una maggiore consapevolezza dell’importanza delle nostre scelte quotidiane per il pianeta e il futuro delle prossime generazioni. Il riuso è un’esperienza che metà degli italiani ha fatto almeno una volta nella vita, e dal 2019 si registra una forte diminuzione dello stigma sociale di comprare usato invece che nuovo. E se sono passati ormai diversi decenni dall’apertura del Mercatino di Emmaus, seguito poi da altri mercatini dell’usato nati principalmente per consentire a persone con fragilità di potersi mantenere e garantirsi un’entrata economica attraverso la vendita di oggetti usati e ceduti, oggi, in tempo di crisi e di ristrettezze per un numero sempre maggiore di veronesi, a confermarsi un’azienda sana che contribuisce in modo considerevole alla pratica del riuso e della lotta allo spreco, non per beneficienza ma per muovere l’economia e dunque per vendere, c’è Mercatino s.r.l. Una realtà che vanta ormai anche una lunga storia, come racconta il suo fondatore, Ettore Sole: «Quando ho aperto il primo mercatino, nel 1989, ero disoccupato, senza una lira, e venivo da un fallimento personale. Ho iniziato con un piccolo locale cui si accedeva attraverso una scala di ferro, e nei primi mesi non veniva nessuno. A quel punto grazie al prestito di un amico mi sono trasferito in Basso Acquar, in uno spazio di 2000 metri. Qualche anno dopo, nel 1995, mi sono buttato nel franchising senza nemmeno sapere cosa fosse». Le tappe che hanno portato alla nascita del Mercatino s.r.l., società di Verona che opera nel settore dell’intermediazione dell’usato e distribuita sull’intero territorio nazionale tramite una rete in franchising, sono strettamente legate alla vicenda personale del suo fondatore, dunque. E a distanza di 27 anni l’azienda, che oggi ha la sede veronese in via Messedaglia, in Zai - con un punto vendita, gli uffici e l’Accademia del riuso, dove sono organizzati corsi di formazione - continua a crescere grazie alla formula del conto terzi, che consente a due soggetti diversi un’azione di guadagno e una di risparmio: chi vende espone gratis il proprio usato, chi compra lo fa a prezzi inferiori a quelli di mercato. Oggi l’idea originale e i metodi operativi sono rimasti gli stessi, ma sono gli strumenti a cambiare. Insieme all’approccio rispetto all’usato: «All’inizio c’era gente che entrava con guanti e mascherina, e considerava sporco l’abbigliamento, dando per scontato di entrare in un ambiente disordinato. Per fortuna la vergogna di ricorrere a beni di seconda mano appartiene sempre più al passato. Poi le persone si sono abituate. D’altra parte quando andiamo in un hotel non dormiamo in lenzuola usate da altri prima di noi? E i tovaglioli dei ristoranti non sono stati usati da altri? L’igiene degli oggetti che vendiamo è un requisito essenziale». Di certo la vendita e l’acquisto di beni garantiti consente, oggi, di affrontare le ristrettezze economiche con un altro spirito. «I soldi che si ricavano dalle cose usate hanno un valore molto più leggero», spiega Sole. «Un po’ come il Gratta e Vinci. C’è gente che usa il ricavato di una vendita per pagare le bollette, o un affitto o per estinguere un piccolo prestito. E c’è poi chi decide di concedersi un regalo, o una cena fuori. Questo permette di mantenere viva l’economia locale, visto che si crea un ricircolo immediato di denaro sul territorio. Denaro che si può ritirare immediatamente appena l’oggetto è stato venduto». Ma quale è l’identikit del cliente di Mercatino? «Non c’è: abbiamo avvocati e ingegneri, operai, studenti e pensionati, extracomunitari e veronesi. Portano oggetti utili nella vita quotidiana o abiti e mobili di immenso valore economico. Si fidano di noi, perché offriamo un ambiente sicuro dove è curata anche l’immagine, e lo facciamo con serietà e competenza nel valutare le cose. Di sicuro non si lascia in vendita un mobile che vale oltre 10mila euro se manca la fiducia nei nostri confronti». La prosperità di questo settore, in un momento di forte incertezza economica e sociale come quello che stiamo vivendo, vede comunque rivolgersi al mercato dell’usato due tipologie di persone, come ha ricordato Maria Cristina Martinengo, docente di Sociologia dei Consumi all’Università di Torino: «A comprare l’usato sono o i più poveri o i più accorti. Quindi, in un caso abbiamo categorie sociali che effettivamente non hanno la possibilità di accedere al mercato del nuovo, nell’altro invece rientrano i consumatori consapevoli che, anche se di solito non hanno un reddito molto alto, hanno un elevato capitale culturale e un buon livello di istruzione». Si conferma veritiera quindi la situazione delineata da Ettore Sole: «La cultura del valore va sostituendo poco a poco a quella dell’usa e getta e questo riguarda anche le persone più benestanti». Che invece di regalare alla domestica i loro oggetti di lusso oggi, complice la crisi, preferiscono recuperare una parte del denaro. «Tutti noi abbiamo scheletri nell’armadio: magari abbiamo comprato un oggetto sulla scia dell’entusiasmo e poi ce ne siamo pentiti. Quello che mi auguro è che la patologia bulimica del consumo vada ad attenuarsi». A vantaggio anche dell’ambiente: «Quando sono partito», dice Sole, «non ho pensato all’ecologia e all’impatto ambientale. Si pensava solo a risparmiare. Oggi una larga parte dei nostri clienti viene per risparmiare ma anche con la consapevolezza di ridurre le conseguenze negative sul pianeta provocate da un’economia dello spreco. E di questo vado molto orgoglioso». •.

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