<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Occupazione

La fuga dal posto fisso cresce del 50%. Tantissimi i giovani che si dimettono

Numerosi i dimissionari nel settore della ristorazione
Numerosi i dimissionari nel settore della ristorazione
Numerosi i dimissionari nel settore della ristorazione
Numerosi i dimissionari nel settore della ristorazione

Maschio, spesso giovane ed occupato a tempo indeterminato, con mansioni a basso contenuto professionale, nel terziario. È questo l’identikit di chi sta alimentando quello che è ormai un vero e proprio fenomeno: la fuga dal posto fisso. A fornire i contorni di una pratica sempre più diffusa è stata l’agenzia regionale Veneto Lavoro. La quale, nel suo ultimo report, aveva spiegato che nei primi quattro mesi del 2022 le dimissioni volontarie sono aumentate del 50% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, arrivando a quota 66.300. L’osservatorio di Cisl Veneto, partendo da questo dato, ha realizzato un approfondimento basato su un campione di lavoratori e lavoratrici che hanno chiesto supporto per la formalizzazione online della propria uscita dal lavoro. Il sindacato, infatti, è un possibile canale per le dimissioni volontarie trasmesse per via telematica, ad esclusione di alcune categorie, come lavoratori del pubblico impiego, genitori con figli fino a tre anni, colf e badanti.

Cisl Veneto nel 2021 ne ha contate 20.245, il 12% di quelle presentate complessivamente nella nostra regione. Da gennaio ad aprile 2022, rispetto a un campione di 4.600 autolicenziamenti che sono stati trasmessi tramite gli uffici vertenze di Cisl Veneto, emerge che è il terziario il comparto che ha segnato il maggior numero di abbandoni. Si tratta di quasi il 38% del totale. I dimissionari provengono da aziende del commercio, del turismo e dei servizi e spesso passano ad attività di tutt’altro genere, come il manifatturiero. Da segnalare, poi, che il 22,2% lascia lavori nel metalmeccanico. Ben due terzi di coloro che hanno chiuso volontariamente il proprio rapporto di lavoro sono maschi, a prescindere dall’età. Va poi detto che il 30% di loro ha meno di trent’anni. Una situazione che può essere spiegata con una minore attrazione verso il posto fisso dei giovani e con una maggiore predisposizione a cambiare lavoro, per cogliere nuove opportunità professionali.

La percentuale di dimissioni osservate nella fascia tra i 30 e i 39 anni scende, infatti, a quota 22, un calo probabilmente legato agli anni della stabilizzazione familiare, mentre tocca il 25 per cento per la fascia tra i 40 e i 49 anni. «C’è chi si muove per cogliere l’opportunità di una retribuzione più alta, perché evidentemente ha un maggiore potere contrattuale legato all’aumento della domanda, chi ottiene un più favorevole inquadramento contrattuale o chi punta ad un migliore, e magari meno stressante, ambiente di lavoro», precisa Marco De Favari, il coordinatore regionale degli uffici vertenze Cisl. Secondo De Favari, fra le motivazioni delle dimissioni volontarie, c’è anche la ricerca di una maggiore adesione alle proprie aspirazioni professionali o di una più facile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

E non è tutto. «Dopo aver fatto le prove con lo smartworking, molti puntano ad avvicinarsi a casa, anche per ridurre i tempi degli spostamenti e abbassarne i relativi costi, in particolare in un momento come questo segnato dai rincari del carburante». «Anche dal nostro osservatorio, in coerenza con i dati rilasciati da Veneto Lavoro, possiamo confermare che ci troviamo in una situazione di dinamicità del mercato del lavoro che non trova precedenti dal 2015 ad oggi», rimarca Gianfranco Refosco, il segretario generale di Cisl Veneto. «L’aumento delle dimissioni, in presenza di un saldo netto positivo tra assunzioni e cessazioni nella prima parte del 2022 pari a 36.000 unità, ci consegna una situazione molto vivace e ricca di opportunità, che possono consentire alle persone un miglioramento delle proprie condizioni lavorative, come confermato anche dall’elevata percentuale di immediata ricollocazione dei lavoratori dimissionari».

Luca Fiorin

Suggerimenti