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Incentivi ai lavoratori che rilevano le imprese

Confcooperative Davide BulighinInps Verona Giovanni Martignoni
Confcooperative Davide BulighinInps Verona Giovanni Martignoni
Confcooperative Davide BulighinInps Verona Giovanni Martignoni
Confcooperative Davide BulighinInps Verona Giovanni Martignoni

Imprese a rischio chiusura rigenerate dai lavoratori. Altrimenti dette anche Workers BuyOut (Wbo). Uno strumento che negli anni ha permesso di salvaguardare centinaia di attività produttive e migliaia di posti di lavoro, eppure «ancora poco conosciuto e scarsamente sfruttato», come è emerso dal webinar organizzato da Confcooperative Verona per «ricandidare il Wbo a soluzione delle nuove criticità sofferte dal mondo del lavoro». Una validità che la Regione Veneto ha appena riconsiderato sia stanziando risorse per le filiere maggiormente provate, che deliberando bandi di cofinanziamento. «Difendere il posto di lavoro resta una nostra prerogativa», ha detto Davide Bulighin di Confcooperative Verona, specie alla luce dei numeri snocciolati dal presidente della sede provinciale Inps Giovanni Martignoni, dove dall’emergenza Covid a oggi, tra cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione in deroga e fondo di integrazione salariale, sono pervenute oltre 65mila domande, cui andrebbero aggiunte le oltre 13.500 facenti riferimento alla deroga regionale, per un totale di 78mila. Nel 2020, inoltre, le ore autorizzate solo per la cassa ordinaria sono state 32,7milioni, contro il poco più di 1milione del 2019. Mentre per quella in deroga si parla di oltre 15,7milioni di ore. I due istituti assieme fanno dunque più di 48milioni di ore autorizzate. «Il Decreto 41/2021, poi, che ha prorogato un po’ tutti gli ammortizzatori sociali, ha portato subito a un esaurimento dei fondi stanziati, rallentando le procedure amministrative e «provocando una nuova incidenza di domande attorno alle 4mila», avverte Martignoni, tuttavia già in corso di autorizzazione e liquidazione in virtù del recente rifinanziamento. «Considerato l’impatto subito soprattutto dai Servizi, in settori quali commercio e turismo che mai, prima, avevano avuto una incidenza di cassa integrazione così elevata e prolungata, una ripresa delle attività economiche è più auspicata che mai». Ecco che il Wbo diventa, ove possibile, un’occasione da non perdere, «in quanto consente ai dipendenti di portare avanti l’azienda in crisi (ma anche in ristrutturazione o in fase di ricambio generazionale) con gli stessi strumenti, fornitori, clienti», ha spiegato Pierpaolo Baroni di Confcooperative Forlì, impegnata ad accompagnare workers byout con un approccio prima «umanistico» che finanziario, nel quale «ci si confronta direttamente con i lavoratori, cercando di capire quanti aderiranno al progetto (necessario almeno il 30%) e le professionalità in campo, per eventualmente integrarle con altre maestranze e agevolare il sorgere della nuova cooperativa». Un’autentica politica attiva del lavoro, dove i lavoratori diventano imprenditori di se stessi, ha osservato Giampaolo Veghini, segretario Cisl Verona, rimarcando la necessità – in carenza di altri simili presìdi – di prorogare il più possibile il blocco dei licenziamenti. «O ne andrà della stessa produttività scaligera, dove accanto a un settore servizi che da solo impiega il 65% della forza lavoro, ci sono settori fortemente legati alla stagionalità e, pertanto, a maggior rischio disoccupazione». Proposte di sostegno al Wbo arrivano anche dal mondo del credito, a partire da Banca Etica Verona che per la cooperativa nascente «mette a disposizione un anticipo della Naspi, utile a costituire il capitale sociale», ha spiegato il direttore Giovanni Alenghi. •.

Francesca Saglimbeni

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