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Il caro-energia gela le pmi veronesi

Matteo Albrigi
Matteo Albrigi
Matteo Albrigi
Matteo Albrigi

Circa 37 miliardi di euro. Confindustria stima che ammonterà a tanto il costo dell’energia per le imprese nel 2022: una batosta che, quest’anno, andrà a sommarsi all’inflazione galoppante e all’incremento del prezzo delle materie prime col quale gli imprenditori già stanno facendo i conti. «Una situazione di una complessità incredibile: il costo della bolletta è quadruplicato rispetto ai valori storici pre Covid. Si tratta di un’emergenza che ci troviamo a fronteggiare mentre stiamo ancora lottando contro il virus», commenta Giovanni Baroni, presidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria. Perché il mercato è vivace, ma le imprese non sono ancora uscite «dal meccanismo pandemico», come lo definisce Baroni, aggiungendo che «siamo tutti più indebitati e quest’anno dobbiamo iniziare a restituire i finanziamenti Covid: se il 2022 assomigliasse al 2021 come trend di crescita della domanda e del fatturato saremmo sereni. Ma i costi lievitati provocano una compressione delle marginalità». La soluzione? Non può essere fermare la produzione in attesa di tempi di migliori, e nemmeno rallentarla. Perché, prosegue Baroni, «se le grandi industrie, pur con grandi difficoltà, riescono a fermarsi per poi ripartire, le tante piccole imprese di filiera non possono permettersi stop&go: se chiudono lo fanno definitivamente, perché scontano già una fragilità intrinseca». La tempesta perfetta, l’hanno definita molti imprenditori. Nessun settore produttivo è al riparo. E il panorama è segnato da una fitta nebbia.

 

Giovanni Baroni
Giovanni Baroni

 

«Le bollette arriveranno con l’inverno: i rincari li abbiamo già visti ma i conti li dovremmo fare alla fine della stagione», commenta Matteo Albrigi, presidente della Piccola Industria di Confindustria Verona. «Ci saranno aziende che si fermeranno, anche qui a Verona», aggiunge, «perché quella che stiamo vivendo non è una fiammata e i prezzi saranno sostenuti almeno per tutto l’anno». E oltre a fare i conti con le casse della propria azienda, gli imprenditori devono tenere fisso lo sguardo sul mercato, dove questo terremoto sta creando disparità: «La Francia ha calmierato i prezzi», prosegue Albrigi, «e così anche la Germania». Con evidenti problemi dal punto di vista competitivo. Albrigi pensa alla necessità di «incentivare investimenti in rinnovabili per essere indipendenti dalla bolletta e di rendere gli impianti più efficienti». «Tra aumenti dei prezzi delle materie prime e rincari dell’energia», spiega Paolo Errico, presidente della Piccola Industria di Confindustria Veneto, «il problema di liquidità è evidente: adesso le aziende dovranno aver cassa per restituire i finanziamenti Covid. Ma la coperta è quella e, manca cassa per pagare le bollette, tanto che ci sono aziende che non sono già oggi in grado di pagare le fatture. Il grande impatto sarà sulle Pmi», prosegue Errico, «e soprattutto quelle di filiera, compresse tra prezzi standard definiti e costi di produzione senza controllo. Ancora, per quelle che si occupano di trasporti, quelle della carta e quelle del marmo». Errico aggiunge: «L’impiego di macchine intelligenti in grado di ottimizzare i processi permette di risparmiare i costi energetici». Ma sono interventi che, oltre a investimenti, richiedono tempo. E di tempo non ce n’è. Allora è a Bruxelles che, nell’immediato bisogna guardare: «Questo è un tema politico», dice Baroni, «che riguarda i rapporti tra Europa e Russia ma che coinvolge anche il coordinamento della fase di transizione all’interno della stessa Unione. Ad oggi, chi sta pagando, sono le imprese e i cittadini». •. 1. continua

Francesca Lorandi

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