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Il 2021 avrà meno olive dopo un anno da record

Valpolicella Paesaggio di ulivi tra i vigneti in un’immagine di archivio
Valpolicella Paesaggio di ulivi tra i vigneti in un’immagine di archivio
Valpolicella Paesaggio di ulivi tra i vigneti in un’immagine di archivio
Valpolicella Paesaggio di ulivi tra i vigneti in un’immagine di archivio

Una frustata dal maltempo, ma c’è tempo per la ripresa. «Tra fine febbraio e inizio marzo, favoriti dalle temperature che avevano raggiunto anche 23 /24 gradi, e dalle precipitazioni, circa 70/80 millimetri di pioggia, gli ulivi erano partiti con la ripresa vegetativa», premette Enzo Gambin, direttore dell’Aipo, Associazione interregionale produttori olivicoli, di Verona. «Marzo ha mantenuto temperature favorevoli nei primi 20 giorni ma non si sono avute precipitazioni sufficienti a supportare il risveglio degli alberi. A fine mese le condizioni erano mutate, con l’arrivo di venti freddi dal Nord, riportando le temperature sotto la norma del periodo (17/18 gradi di giorno, 5/6 la notte) raggiungendo, tra l’8 e il 9 aprile, anche meno 6/7 gradi notturni, abbassamenti che hanno influito negativamente sulla fisiologia delle piante, già aggravata dallo stress idrico protratto oltre la prima decade di aprile». Presto per le previsioni Non è possibile una stima dei danni, che, come Gambin auspica, si limiterebbero «alla chioma, alle giovani foglie e alle parti dei rametti più tenere che si stavano sviluppando a febbraio». Meno olive dopo il record «Il 2021 dovrebbe essere un anno di scarica», precisa Gambin, «ossia di minore produzione, dopo un 2020 eccezionale: 245mila quintali di olive, il doppio della media». La stagione sembra tornata nella media. «In questo momento», dichiara Gambin, «si sta ancora potando. Nella seconda settimana di aprile, sono cadute le piogge per circa 70/80 che hanno idratato terreni e piante». Utili, ma non sufficienti. Raccomandazioni «Gli agricoltori, in questi mesi, dovranno sostenere gli alberi con fertilizzanti e biostimolanti, in particolare azoto, per assicurare un buon equilibrio fisiologico. Tra un mese, o anche meno», afferma Gambin, «l’ulivo emetterà le mignole, i bocci, e poi i fiori e quindi scatterà la fase in cui sarà impegnata in un lavoro più facile se correttamente nutrita: «La pianta dovrà spendere molta energia per l’impollinazione, l’allegagione (fecondazione) e, tra fine maggio e inizio di giugno, l’emissione delle piccole olive». L’impollinazione dell’olivo è anemofila, avviene cioè se aiutata dal vento. «Confidiamo quindi in giornate tiepide, ventilate, e che durante la notte le chiome si carichino di rugiada per mantenere umettati gli ovari, dove si deposita il polline con il vento creando le condizioni per le fecondazioni». Auspicio «Sebbene questo sia un anno di scarica», precisa Gambin, «siamo impegnati a far produrre gli olivi in modo che remunerino il lavoro e soddisfino il piacere del consumatore di avere in tavola, gli oli delle colline veronesi e del Garda. Coltivazione e consumo di oli con forte legame con il territorio, stanno avendo una riscoperta».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Barbara Bertasi

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